Una storia incredibile e drammatica quella che ci giunge dall’India, dove, una ragazzina di soli 12 anni, è morta stremata dalla fatica. La giovane è una vittima, seppur indiretta, del coronavirus, in quanto, a causa del lockdown era stata costretta a rientrare in casa dal posto di lavoro: 100 chilometri circa a piedi. Una storia di degrado quanto di povertà, visto che la 12enne, invece di giocare in spensieratezza come la maggior parte dei suoi coetanei, doveva lavorare vista la situazione di estrema povertà della sua famiglia. Si era così messa a fare la bracciante nei campi a 100 chilometri di distanza dal luogo della sua abitazione. Peccato però che, come detto sopra, le autorità abbiano istituito il lockdown per contenere l’emergenza coronavirus, e di conseguenza, la piccola sia dovuta rientrare in “fretta e furia” a casa. Secondo quanto riferito dalle autorità locali, la morte sarebbe avvenuta sabato scorso 18 aprile, a pochi chilometri dalla sua abitazione, stremata dalle forze e dopo aver attraversato a piedi gli stati del Chattisgarh e del Telangana.
12ENNE MORTA STREMATA IN INDIA: APERTA INDAGINE
Jamalo, così si chiamava la 12enne, era partita da casa due mesi prima, dal villaggio nel distretto di Bijapur, recandosi a lavorare come bracciante agricola, assieme ad altri parenti, presso una fattoria. Una volta che è stato decretato il lockdown, Jamalo e altre undici persone si sono messe in viaggio per fare rientro a casa, ma non essendoci i mezzi di trasporto, sospesi per l’epidemia, sono stati costretti a farsela a piedi: “Hanno camminato attraverso le montagne per evitare i controlli alla polizia, per tre giorni interi – le parole del medico B R Pujari – Jamlo non aveva mangiato niente quel giorno e aveva vomitato. Sospettiamo che uno scompenso elettrolitico associato al fatto che era esausta hanno portato alla sua morte”. Sulla vicenda è stata aperta un’indagine da parte della polizia locale, annunciando un risarcimento alla famiglia della ragazzina, e disponendo l’autopsia sul corpo della stessa.