Se vi capita di attraversare la terra italica degli eremi, l’Abruzzo, dovete assolutamente fermarvi ad Avezzano, dove tra case e strade di provincia, periferico solo per storia, si erge il Santuario della Madonna del Silenzio. Poca tradizione, se non le pietre una volta malmesse di un convento cappuccino, un fazzoletto di terra dissodata da mani caparbie, innamorate di Bellezza, e pochi saii, anzi uno solo, accompagnato dall’attenzione non sradicabile della mamma.



Fra Emiliano Antenucci, insieme alla genitrice, è il custode di poche mura bianche, umili e resistenti, sottratte all’abbandono per diventare “casa” di una Madonna giovane. L’icona con Maria che bacia l’indice della mano destra, mentre con la sinistra, spalancata, sembra arrestare lo sguardo e lo slancio di chi la contempla, ha una tradizione breve, almeno nella versione che Papa Francesco ha aiutato a diffondere.



L’ha conosciuta nel 2015 e l’ultima volta che l’ha citata è stato il 27 febbraio scorso, durante l’Angelus domenicale, perché aiutasse a “purificare” le visioni e il parlare. Da due anni la sua raffigurazione dimora in questo Santuario che proprio il pontefice ha fortemente voluto. Oggi cade l’anniversario carico di grazie, dopo due anni in cui la Vergine del silenzio è stata più che un simbolo, la comprensiva sponda di una umanità inquieta, costretta a frequentare la calma innaturale generata dal Covid, l’assenza di vita diventata prigione, la mancanza o la domanda di senso in cui il virus l’aveva gettata.



Proprio il silenzio è l’esperienza regalata dalla pandemia. Un dono ostico, faticoso eppure illuminante per la capacità di far nascere le parole o la Parola. L’icona, diventata meta ultima di pellegrini ansiosi di trovare conforto e consolazione, è stata “scritta” da una monaca benedettina dell’isola di San Giulio. L’ispirazione iconografica viene dal gesto catturato in un antico affresco copto trovato a Faras, nell’Alto Egitto, e custodito nel museo nazionale di Varsavia, ma l’altro punto di riferimento è l’evangelista Giovanni, che la chiesa bizantina fregia del titolo di “Teologo”, colui che invita al silenzio per entrare nel Mistero. Ed è proprio questo il compito del Santuario che sorge ad Avezzano: far vivere, in compagnia di Maria, lo spazio dove scoprire la “solitudine” essenziale a percepire il bisogno dell’Altro. Questo Santuario cittadino grazie a quella mano che invita a tacere, aprendo il cuore all’infinito, diventa il riflesso di quel “grande silenzio” in cui si muovono gli eremiti o i monaci.

Un silenzio dilatato che forgia la nostalgia dell’anima e conduce a Dio. Il silenzio distoglie dal banale, scrive lo psichiatra Eugenio Borgna, dal rumore fastidioso del nostro “io” chiassoso e invita a seguire “il cammino misterioso che ci porta alle regioni luminose e segrete della nostra interiorità”. Dal nostro io, ritrovato e scoperto come bisognoso e mendicante, la supplica alla Madre di Dio perché accompagni e conduca. Fai silenzio e aspetta, sembra dire. La Grazia arriva, ti inonda, di solleva, ti abbraccia. Fermati e accogli. Predisponi il tuo cuore. Non è un caso che piccoli e grandi miracoli da 24 mesi abbondano per chi invoca la Madonna del Silenzio. Basta fare tappa nel luogo di preghiera e bellezza, dove le parole sono quelle dei testimoni che lo frequentano in incontri o concerti o quelle con cui fra Emiliano raccoglie le confessioni. Perché “chi vuol udire qualcosa deve prepararsi con il silenzio alla capacità di udire”, come scriveva Hans Urs von Balthasar.

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