Il caso di Giada Vitale, tredicenne vittima di molestie ricevute da parte di un parroco molisano, attualmente detenuto in carcere, è approdato sul tavolo del ministro della Giustizia, Marta Cartabia. Ne dà notizia sulle sue colonne “Il Messaggero”, che spiega come il senatore Fabrizio Ortis abbia predisposto un’interrogazione rivolta alla Guardasigilli, domandandole se non intenda inviare ispettori alla Procura di Termoli per comprendere come sia stato gestito il caso, dato che il procedimento a carico di don Marino Genova, ex parroco di Portocannone, fu smembrato in due filoni nel corso delle indagini preliminari, separando le violenze avvenute prima del compimento del quattordicesimo anno da parte della ragazzina da quelle successive a quella data.



Ricordiamo che la giovane nel 2009 era stata abusata dal sacerdote all’età di 13 anni e sino al compimento del suo diciassettesimo compleanno e la partita giudiziaria ruota tutta attorno all’età del libero consenso, che la legge italiana ha fissato a quattordici anni. Nel frattempo, il parroco ha ricevuto una condanna in via definitiva dalla Cassazione a 4 anni e 10 mesi di reclusione per atti sessuali con minorenne, ma solo ed esclusivamente per i rapporti consumati prima del quattordicesimo anno di vita della giovane. I reati seguenti sono stati archiviati su richiesta del pm.



GIADA VITALE, CASO SUL TAVOLO DEL MINISTRO CARTABIA

In merito al caso delle violenze sessuali subite da Giada Vitale da parte di un parroco molisano, due psicologhe affermarono che la ragazzina si trovava, all’epoca dei fatti, in uno stato di forte soggezione. Ecco le loro parole, pubblicate su “Il Messaggero”: “Non poteva dare il suo consenso in modo libero e spontaneo dopo il compimento dei 14 anni perché vittima di esperienze sessuali precedenti traumatizzanti e assoggettata al controllo psicologico di Don Marino, che lo esercitava attraverso una falsa affettività”. Secondo le esperte, il trauma dell’abuso sessuale ha provocato danni irreversibili nella normale evoluzione della maturazione della vittima e pensare che una ragazzina di tredici e poi quattordici anni possa avere una relazione con un uomo di 55 anni è “un oltraggio al diritto, alla psicologia e soprattutto all’infanzia. Una posizione folle e, inoltre, istigante, che può far pensare ai pedofili sia lecito manipolare e poi abusare una vittima”.

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