Una spedizione punitiva dietro alla vicenda del quattordicenne pestato a Castrolibero, in provincia di Cosenza, all’uscita da scuola. Il retroscena è emerso nel corso della puntata di Storie Italiane andata in onda venerdì 22 ottobre, in cui sono stati ospiti i genitori della vittima, Adele e Fabio. In base a quanto ricostruito dall’inviata del programma condotto da Eleonora Daniele l’unica colpa del ragazzo sarebbe stata quella di rispondere alle offese di un compagno di classe, il quale ha chiamato a sostegno i due sedicenni, che successivamente lo hanno picchiato. “Un episodio di violenza inaudita. Mio figlio non conosceva l’aggressore”, ha raccontato la mamma.
Il tutto è iniziato in classe, quando un compagno avrebbe rivolto dei pesanti insulti alla vittima. Il quattordicenne si è innervosito ed ha risposto a tono, chiedendogli di smettere. “L’ultima cosa che gli ha detto è che avrebbe chiamato i Carabinieri, non poteva immaginare che sarebbe stato picchiato all’uscita”, ha raccontato ancora mamma Adele. La donna, tuttavia, ci tiene a precisare che il figlio non era mai stato vittima di bullismo prima di quel momento. “È stato un episodio sporadico, ma a quanto risulta non era mai accaduto prima. Se fosse successo ce lo avrebbe detto. Prima di ciò era anche molto entusiasta di andare a scuola”. Adesso, però, tutto è cambiato. “Si ritrova catapultato in una tragedia psicologica e fisica immensa. Non ha più fiducia nelle persone”.
14enne pestato Castrolibero: “Spedizione punitiva”. La posizione della scuola
Il quattordicenne pestato a Castrolibero, in provincia di Cosenza, per una “spedizione punitiva”, adesso è a casa. “Sono stato due giorni in ospedale e ne dovrò trascorrere altri dieci a riposo”, ha raccontato egli stesso a Storie Italiane. Il pugno, infatti, gli ha causato dei danni alla mandibola, tanto che non può ancora masticare efficientemente. Le ferite psicologiche, tuttavia, sono quelle che pesano di più. “Vorrei che il mio aggressore la pagasse dal punto di vista penale. Aggredire all’improvviso, tra l’altro per futili motivi, è da vigliacchi. Vorrei dirgli di prendersi le sue responsabilità e di maturare. La mia vita è cambiata, non ho più voglia di fare nulla e ho paura di uscire”, ha aggiunto. Inoltre, da parte dei compagni, non ha purtroppo trovato vicinanza. “In una classe di 21 ragazzi mi hanno scritto soltanto in 5. Dagli aggressori non ho ricevuto nessun messaggio. Tutta la scuola sapeva e nessuno ha fatto niente”.
È proprio questo tema che, in studio, sconvolge. Perché l’istituto non ha preso provvedimenti? “La scuola ha fatto come se fosse un incidente casuale. Hanno fornito il ghiaccio e chiamato il 118. Non è stato un incidente, è stato un’aggressione”, sottolinea papà Fabio. “Mio figlio dal 4 ottobre è a casa perché deve fare delle cure, non sta bene. Non può mangiare, è dimagrito. Vive un profondo disagio. Il mandante della spedizione punitiva invece va regolarmente a scuola, conduce una vita serena. Come se niente fosse”, ha aggiunto mamma Adele. Infine, sulla lettera scritta dal padre dell’aggressore: “Io penso che sia un gesto che fa bene, ma adesso devono far loro quelle parole. Aspettiamo di vedere la coerenza tra quello che si dice e quello che si svolge. Al momento non ci ha chiamati nessuno”.