L’attività fisica o lo sport praticati regolarmente proteggono dal Covid. Lo rivela uno studio spagnolo che ha trovato pubblicazione online sul “British Journal of Sports Medicine”, secondo cui la migliore protezione dal virus SARS-CoV-2 deriverebbe da 150 minuti settimanali di attività fisica moderata o da 75 minuti di movimento con un’intensità vigorosa. Gli esperti hanno provato a comprendere il nesso tra sport e protezione dal Covid, fin qui poco chiaro, ma “probabilmente coinvolge sia fattori metabolici che ambientali”.



Gli studi eseguiti hanno coinvolto in totale 1,8 milioni di adulti, di cui il 54% di sesso femminile e con un’età media pari a 53 anni. Come riporta l’agenzia di stampa internazionale “Adnkronos”, “l’analisi dei dati aggregati ha mostrato che, nel complesso, coloro che includevano un’attività fisica regolare nella loro routine settimanale avevano un rischio inferiore dell’11% di infezione da Covid; un rischio inferiore del 36% di ricovero ospedaliero; un rischio inferiore del 44% di malattia grave da Covid e un rischio inferiore del 43% di morte per Covid rispetto ai loro coetanei fisicamente inattivi”.



SPORT PROTEGGE DA COVID, STUDIO: “SERVONO ULTERIORI APPROFONDIMENTI”

Lo studio, tiene a sottolineare ancora Adnkronos, ha tuttavia “delle limitazioni: per esempio, riguarda solo le varianti Beta e Delta di SARS-CoV-2 e non Omicron, il che potrebbe indebolire i risultati. Inoltre, non è escluso il peso di fattori confondenti sui risultati”. Che lo sport faccia bene e possa ridurre il rischio di Covid è indubbio, ma ci vuole ancora un po’ di cautela prima di affermare apertamente che rappresenti la barriera ideale contro le infezioni.

Certo, hanno specificato i ricercatori, l’esercizio fisico regolare di intensità moderata può aumentare le risposte antinfiammatorie del corpo, così come la forma cardiorespiratoria e muscolare. “I nostri risultati – hanno concluso – evidenziano gli effetti protettivi di impegnarsi in una sufficiente attività fisica come strategia di salute pubblica, con potenziali benefici per ridurre il rischio di Covid grave. Data l’eterogeneità e il rischio di bias, sono ora necessari ulteriori studi con metodologia standardizzata”.