A “Storie Italiane”, trasmissione di Rai Uno condotta da Eleonora Daniele e in onda ogni mattina dal lunedì al venerdì, è stato trattato il caso di Riccardo (nome di fantasia), 16enne bullizzato e sottoposto a Tso in comunità, dove è stato collocato dopo che i suoi genitori l’hanno denunciato per maltrattamenti in famiglia. La mamma, intervenuta in diretta durante il programma, ha dichiarato: “Mio figlio è stato sempre molto vivace, gli è stato diagnosticato un disturbo dell’apprendimento per disgrafia alle elementari. Abbiamo iniziato a vedere segnali sempre più gravi, ma è rimasto sotto controllo nel suo iter scolastico”.



Durante il lockdown si sono susseguiti degli episodi di forte insofferenza da parte del giovane a dovere restare chiuso in casa e “nonostante i nostri divieti usciva. Per cui, noi genitori abbiamo scoperto con alcune strategie che faceva uso di sostanze stupefacenti e frequentava persone poco raccomandabili”. Al 16enne bullizzato in comunità è stato diagnosticato “un disturbo dell’attenzione e della gestione della rabbia. Gli episodi di violenza sono aumentati, tanto che dentro le mura domestiche aggrediva noi genitori, lanciava oggetti, si rendeva protagonista di atti di autolesionismo. Si è affacciato in maniera prepotente al cornicione in maniera pericolosa per due volte, tanto che è stato fermato anche dalle forze dell’ordine, che noi abbiamo chiamato 12 volte in tre mesi. Volevamo salvare Riccardo, perché lo vedevamo a disagio, eravamo disperati”.



16ENNE BULLIZZATO IN COMUNITÀ, L’AVVOCATO DEI GENITORI: “LIMITAZIONE RESPONSABILITÀ GENITORIALE? UN’ONTA!”

A quel punto, i genitori dell’adolescente si sono rivolti a un legale, che “con molto affetto ci è stato vicino. Abbiamo sofferto tantissimo per questa decisione, perché segnalare il proprio figlio al giudice dei minori è una sofferenza che non auguro a nessuno”. Il 16enne è stato quindi assegnato nel giro di tre mesi a una comunità dove è stato bullizzato.

L’avvocato della famiglia ha asserito: “Non vogliamo fare polemica in sede tv, ma mi limito a ricostruire rapidamente una vicenda dolorosa. La comunità era educativa e non terapeutica, quindi per me era il posto sbagliato per Riccardo. Gli è stato tolto il telefonino, gli veniva data una terapia farmacologica ed era molto sedato. Questa terapia deve essere fatta in un ambiente adeguato e quella per me non era la struttura adatta per assistere un malato psichiatrico. È stato denunciato per reati che avrebbe commesso in struttura, che ha ordinato un Tso. Quindi, Riccardo è stato dimesso dalla comunità e rispedito al mittente all’ospedale a Milano con l’ambulanza. Lì ad aspettarlo c’era solo la madre, nessun assistente sociale. Ora, la proposta di limitazione della responsabilità genitoriale è davvero un’onta”.