IL RACCONTO CHOC IN CONFESSIONE A VICENZA: “UN RAGAZZO MI HA DETTO CHE VOLEVA UCCIDERE SUA MADRE”

È difficile immaginare come possa sentirsi un prete che durante la confessione si sente dire davanti da un giovanissimo che intende uccidere la mamma: ma soprattutto, è impossibile probabilmente intuire cosa passi nella testa di un 16enne come quello di Vicenza che al prete Don Gino Quattrini ha affidato il suo “segreto” più recondito, confidando in un barlume di luce che abita il Sacramento della confessione. Ha provato a raccontarlo il parroco della chiesa di San Gaetano, pieno centro della città veneta di Vicenza, durante l’omelia della Santa Messa nei giorni scorsi suscitando interesse e scalpore così da raggiungere ora anche le cronache nazionali: «voglio uccidere mia mamma», ha detto il 16enne che si è presentato in confessione nonostante quella parrocchia non abbia un particolare servizio di ascolto e accoglienza giovanile.



Non solo, il ragazzo oltre a confessare il suo istinto omicida contro la mamma, ha consegnato anche la presunta arma del “futuro” delitto, un cacciavite rubato dalla cassetta degli attrezzi del padre: dopo aver chiesto al 16enne di poter raccontare, ovviamente senza fare nomi, la sua storia durante la Santa Messa il giovane ha acconsentito e così la loro storia è arrivata fino a noi. L’intento di Don Quattrini era quello di raccontare le difficoltà odierne nel rapporto effettivo all’interno delle famiglie: sebbene avvenuta sulle panchine fuori dalla chiesa di Vicenza, la confessione di quel ragazzo potrebbe aver cambiato per sempre la vita di quella famiglia (e anche dello stesso parroco). «Voglio uccidere la mamma», avrebbe detto il ragazzo scoppiando in lacrime e spiegando i motivi gravi che l’avrebbero portato all’insano gesto. Come ha detto ancora Don Gino al “Corriere della Sera”, che lo ha raggiunto dopo il clamore per l’omelia di domenica scorsa, il quadro che ha delineato il 16enne è tutt’altro che lontano da tante, troppe storie in arrivo da ogni parte del Paese.



LE PAROLE DI GESÙ, LA FAMIGLIA E L’EDUCAZIONE. PARLA DON GINO QUATTRINI

In un periodo purtroppo molto cupo per i tanti episodi di violenza efferata tra e contro giovanissimi, che un ragazzo abbia il coraggio di ammettere a sé stesso uno dei pensieri più orribili possibili racconta sia la paternità di una Chiesa che spesso viene descritta nei suoi aspetti più controversi ma che in realtà per ancora moltissimi (giovani compresi) resta un punto di riferimento educativo e sociale; in secondo luogo, questa confessione a Vicenza fa intuire il grado di disagio familiare che permane nella vita di questo ragazzo rimasto giustamente anonimo.



Il papà impegnatissimo col lavoro e molto taciturno nella condivisione in famiglia, una mamma che nega ogni possibile aspirazione – da semplici acquisti a cose più serie come «l’autodeterminazione», come spiega direttamente il ragazzo in confessione. In un dialogo diretto, franco, drammatico, durato oltre un’ora, il prete ha spiegato cosa abbia spinto il ragazzo a confessare un “pensiero” come il possibile matricidio. In sostanza, non si sa come, il 16enne ha sentito in un’omelia passata di Don Gino il passo citato della enciclica “Lumen Gentium” di Papa Paolo VI dove si dice «Avvicinandoti a Cristo, Uomo perfetto, anche tu diventi più uomo». È così, racconta il ragazzo durante la confessione, che qualcosa di inspiegabile gli è entrato come dentro l’anima, come se «si è accesa una luce nelle tenebre».

A quel punto Don Gino Quattrini, esperto parroco che ha visto le periferie più complicate del Paese da Palermo fino a Napoli, ha chiesto al 16enne se volesse parlarne anche con uno psicologo oltre a mantenere il rapporto con lui: ma è stata della “luce” di Gesù ad aver sbloccato tutto, tramite gli strumenti semplici di un’omelia, una enciclica, un semplice parroco. E pure un pensiero così tremendo quanto violento: a quel punto il ragazzo ha tirato fuori il punteruolo con il prete che gli ha chiesto di rimetterlo a posto augurando a lui e a tutta la famiglia di ritrovare quanto prima la strada del bene. L’educazione è la chiave, un incontro e una “folgorazione” servono per avviarla tanto socialmente quanto, soprattutto, affettivamente.