A Trieste un ragazzo di 17 anni è stato ucciso in un ostello per motivi di gelosia. Il giovane si chiamava Robert Trajkovich e suo padre, Peter, di origini serbe, sostiene che il figlio sia stato vittima di un’imboscata tesa dall’ex fidanzato di colei che era diventata la sua ragazza. “Robert – queste le parole riportate da Ansa – aveva un appuntamento con la sua ragazza in una struttura ricettiva. Il suo ex fidanzato, un 20enne di origini marocchine, era geloso. Gli ha teso un’imboscata. Robert aveva avvisato che stava arrivando dal rione di S. Giacomo. L’ex ragazzo si trovava con la giovane. Quindi è sceso, gli sarebbe andato incontro e l’avrebbe strangolato. C’era anche un romeno con lui. Non si sa se l’hanno messo in macchina o se l’hanno strangolato subito”.



L’ipotesi, quindi, è quella di un omicidio, forse con un complice. Morire a 17 anni è orribile ma quando si è strangolati con un laccio alla gola da un 21enne perché i due si contendono una ragazza, dove si trovano le parole per dirlo? La gelosia è la negazione dell’amore. È un delirio di onnipotenza che crede l’amore sia possesso ma in realtà diventa una schiavitù prima di tutto per sé stessi, verso chi è geloso cioè: il soggetto. Certo la vittima di chi è geloso soffre, a volte accadono cose estreme come il fatto di cronaca nera di Trieste, ma il più delle volte la vera vittima è chi è preda della gelosia. Perché non è sicuro della propria identità. Di poter stare con un compagno o una compagna che ci scelgano ogni giorno e non si sentano obbligati o obbligate a stare con noi.



In questo modo, con il terribile fantasma di questa incertezza che corrode il midollo stesso dell’esistenza, si riduce l’amore ad una lotta, ad una contesa muscolare che non esiste neppure nel mondo animale. La persona gelosa vorrebbe obbligare qualcuno all’amore e così rinnega la sostanza stessa di una relazione che, per definizione, può esistere solo se libera.

Essere divorati dalla gelosia è un male orribile, un tumore psicologico e spirituale che esige di essere curato. L’assurda morte di un 17enne può essere minimamente riscattata dalla ferma decisione di affrontare dentro di noi con decisione una passione che, prima che morale, ha radici in profonde ferite che vanno guardate da specialisti che le possano curare. Pena rendere impossibile, a volte, la vita dei poveretti che sono presi di mira. Ma, in ogni caso, sempre e inesorabilmente se stessi.



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