È bene saperlo prima. Predisporsi alla visione della prima stagione di 1899 (gli otto episodi sono disponibili su Netflix dal 17 novembre, più un “dietro le quinte” di circa 50′) richiede una doppia dose di curiosità. La prima dose servirà a districarsi lungo una trama complessa e che non lascia spazio alla disattenzione. La seconda andrà usata per decifrare l’uso massiccio di nuove tecnologie, che fanno della serie tv prodotta dalla giovane casa di produzione tedesca Dark Ways la prima realizzata interamente grazie alla “realtà aumentata”.
All’inizio sembra una normale storia in costume. Siamo appunto nel 1899 su un vascello da poco salpato dall’Irlanda per il Nord America. La nave ricorda il Titanic, per le dimensioni e i quattro enormi camini, ma soprattutto per la rigida organizzazione sociale che domina a bordo. Ma c’è qualcosa che subito collega i viaggiatori della terza classe ai più agiati passeggeri sistemate nelle cabine della prima. Sembra che ognuno di loro – le circa 1.500 persone a bordo tra passeggeri ed equipaggio – sia in realtà in fuga da qualcosa. C’è qualcosa nel passato di ciascuno che li unisce, a cominciare dal fatto che tutti considerano quel viaggio di sola andata.
Anche il capitano Eyk, interpretato dall’attore tedesco Andreas Pietschmann – uno dei tanti provenienti dal cast di Dark – nasconde un terribile segreto, avendo da poco perso l’intera famiglia nell’incendio di casa. Ma la nostra protagonista è la dottoressa Maura Franklin, interpretata da Emily Beecham, l’attrice britannica che ha raggiunto la notorietà grazie alla sua partecipazione ad Ave, Cesare dei fratelli Coen e alla serie tv Into The Badlands. Maura è salita su quella nave dopo aver ricevuto una strana lettera anonima che la invitava a intraprendere quel viaggio. Pochi mesi prima sulla stessa rotta era scomparsa nel nulla una nave della stessa compagnia, il Prometheus, e la dottoressa sospetta che a bordo ci fosse anche suo fratello, di cui non ha ricevuto più notizie proprio da quattro mesi.
Le cose si complicano – e qui devo finirla con le informazioni utili per poter iniziare la visione ed evitare di dare anticipazioni superflue – quando la nave incomincia a ricevere messaggi di aiuto proprio dal Prometheus e – capitano, equipaggio e passeggeri – si trovano di fronte al dilemma se proseguire la rotta verso l’America o deviare e andare a vedere cosa è successo alla nave scomparsa.
Da quel momento la serie cambia più volte natura, si trasforma prima in un thriller, poi ancora in un racconto retrospettivo sulle vite passate dei protagonisti, fino a rivelarsi verso la fine un vero e proprio film di fantascienza. Al centro del racconto rimane il tema del rapporto con il passato, su come la volontà umana di dimenticare e rimuovere le cose negative si scontri con la capacità della nostra mente di conservare tutte le nostre azioni. Ma spesso i ricordi si confondono tra loro, facendoci perdere il senso della realtà.
Di grande interesse – ma solo dopo aver visto prima l’intera prima stagione – è il “dietro le quinte” realizzato sull’avveniristico set e con le dichiarazioni degli autori e dei tecnici che hanno lavorato all’impresa. Scopriamo così che ogni set è stato ideato, progettato e realizzato grazie a moderne tecnologie di realtà aumentata. La differenza fondamentale tra l’uso del computer nelle produzioni tradizionali e le nuove tecnologie sta nel fatto che gli stessi attori recitano all’interno del set virtuale. Non necessariamente tutti nello stesso luogo fisico, e non necessariamente tutti nello stesso momento. Gli attori sanno di essere entrati in una nuova era del cinema e ne hanno apprezzato i vantaggi, anche per la stessa recitazione. Recitazione che gli autori hanno voluto avvenisse in lingua originale (oltre all’inglese e al tedesco, nella versione principale troviamo altre otto lingue, tra cui il cantonese), per esaltare le qualità del cast internazionale e per rendere ancora più veritiera l’atmosfera a bordo di una nave di emigranti a fine secolo.
A capo di questa complessa macchina produttiva i due autori e registi tedeschi Baran bo Odar e Jantje Friese. Entrambi hanno raggiunto il successo con la serie Dark, e molti attori e tecnici provengono proprio da quella stessa esperienza. È già in produzione la seconda stagione, che viste le premesse, promette molto bene, con nuovi sviluppi e colpi di scena.
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