I ristoratori, questa volta, non ci stanno e si ribellano alle nuove misure anti-Covid consigliate dall’Istituto Superiore di Sanità e contenute nel nuovo rapporto realizzato unitamente al Ministero della Salute, all’Inail e ad Aifa. In particolare, la frase incriminata è la seguente: “Non vi sono evidenze scientifiche che dimostrino la necessità di un incremento della distanza di sicurezza a seguito della comparsa delle nuove varianti virali; tuttavia, si ritiene che un metro rimanga la distanza minima da adottare e che sarebbe opportuno aumentare il distanziamento fisico fino a due metri, laddove possibile e specialmente in tutte le situazioni nelle quali venga rimossa la protezione respiratoria (come, ad esempio, in occasione del consumo di bevande e cibo)”.



Un “consiglio” che ha suscitato la ribellione della categoria intera che, di fronte a questa norma, sarebbe nuovamente costretta a mettere mano al portafoglio per adeguare i propri locali e a dimezzare la propria capienza massima, con annesse perdite d’incasso, per giunta in un momento storico nel quale, complici le zone rosse e i lockdown mirati, molte attività di ristorazione sono chiuse.



RISTORATORI VS MISURE COVID: “COSÌ NON VALE LA PENA RIAPRIRE”

I ristoratori, dunque, reagiscono in maniera unanime alle nuove misure anti-Covid, come si evince da una nota diramata dall’associazione dei pubblici esercizi di Confcommercio (Fipe): “La distanza di due metri non ha basi scientifiche, come ammettono le stesse autorità sanitarie. Anziché mortificare le speranze di ripresa di una vita normale di italiani e ristoratori, si concentrassero su come accelerare la campagna vaccinale… Siamo esasperati e siamo al terzo mese senza ristori e con il 90% dei locali chiusi, non si uccide così un comparto da un milione di lavoratori. Non abbiamo bisogno di consigli ma di indicazioni serie, mi sembrano gli stessi che un anno fa volevano il plexiglas in spiaggia: se davvero i due metri diventassero obbligatori, per molti non varrebbe la pena riaprire”. Per tutta risposta, sulle colonne de “Il Corriere della Sera”, l’epidemiologo dell’ISS, Paolo D’Ancona, chiarisce: La nostra indicazione non è un DPCM, vuole essere piuttosto un invito alle persone a una maggiore prudenza. Se va sempre mantenuto il metro di distanza con la mascherina, tutte le volte in cui si tira giù, come al bar o al ristorante, diventa più prudente aumentare la distanza a due metri”.

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