L’intelligenza artificiale arriverà a mettere a rischio alcune professioni, tanto che, secondo uno studio condotto dalla Princeton University, sarebbero in tutto 20 i lavori che prossimamente potrebbero essere soppiantati da algoritmi molto sofisticati. “Si vedrà che le principali occupazioni esposte alla modellazione linguistica includono operatori di telemarketing e una varietà di insegnanti post-secondari come lingua e letteratura inglese, lingua e letteratura straniera e insegnanti di storia – si legge nelle prime righe della ricerca –. Troviamo che i principali settori esposti ai progressi nella modellazione linguistica sono i servizi legali e gli investimenti”.
Dal lavoro ricerca effettuato, si evince che le conseguenze dell’intelligenza artificiale sul mondo del lavoro avranno tante sfaccettature. In alcuni casi, essa potrà sostituire la mansione precedentemente svolta dall’essere umano, in altri invece potrà essere complementare. Ma quali sono, esattamente, i posti di lavoro più a rischio? Esiste un elenco preciso e dettagliato, che fa parte del suddetto studio.
INTELLIGENZA ARTIFICIALE, 20 LAVORI A RISCHIO: ECCO QUALI SONO
Fra i venti lavori nel cui svolgimento l’uomo potrebbe essere rimpiazzato dall’intelligenza artificiale figurano i docenti di lingua e letteratura, di storia, di legge, di religione e filosofia, ma anche quelli di scienze politiche, di sociologia e di psicologia. Nel prosieguo dell’elenco, pubblicato da “Il Messaggero”, campeggiano anche “i giudici e gli avvocati, ma anche gli psicologi, i consulenti clinici e i mediatori. In cima alla lista ci sono invece gli operatori di telemarketing, una mansione che tuttavia è già spesso affidata alla tecnologia attraverso i cosiddetti chatbot.
Come sottolineato dal quotidiano capitolino, “Spotify” e “Mastercard” sono soltanto alcune delle aziende che utilizzano da tempo questi sistemi per la gestione delle richieste di supporto da parte dei loro clienti. Gli incarichi legati all’educazione, si legge in questo studio, “saranno maggiormente colpiti rispetto ad altri lavori, proprio grazie all’incredibile evoluzione tecnologica nel language modeling”.