Fabrizio Pregliasco, virologo della Statale di Milano, è stato intervistato sulle frequenze di Rai Radio1, nell’ambito della trasmissione “Un Giorno da Pecora”. In particolare, l’esperto si è pronunciato sulla possibilità di una recrudescenza della pandemia di Covid-19 in autunno, dicendo quanto segue: “Ci sono diversi scenari all’orizzonte, alcuni poco piacevoli, il virus è instabile e le nuove varianti eludono i vaccini, inoltre ci si può reinfettare. Bisogna prepararsi pianificando le cose per poi non trovarci in difficoltà, preparandoci allo scenario peggiore con 200mila casi al giorno”.



Nella situazione peggiore, ci dovremmo aspettare anche nuovi lockdown? “È una soluzione estrema, ma poco probabile”. Non esclusa del tutto, ma, per fortuna, altamente improbabile. Certo, considerata l’ondata di contagi attualmente in corso in Portogallo, non bisogna in ogni caso sottovalutare alcun tipo di scenario.



FABRIZIO PREGLIASCO: “A OTTOBRE RISCHIAMO CHE LA PANDEMIA RIESPLODA”

Anche a “Cusano Tv” Fabrizio Pregliasco ha evidenziato i pericoli collegati a una nuova ondata della pandemia: “La penso come Fauci – ha detto –. Se si prende sottogamba questo virus, a ottobre rischiamo che il virus riesploda. Bisogna stare attenti alle nuove varianti. Lo vediamo già in Portogallo, dove le varianti 4-5 che sono più diffusive stanno diventando prevalenti. Ovviamente, la pandemia non va in modo sincrono. La variante originale di Wuhan aveva un R con zero di 2,5; la Delta aveva circa R con 7, ora con Omicron siamo arrivati ad R con 15-17″.



A proposito dell’esempio lusitano, Pregliasco ha affermato che in questo contesto si vedono “l’instabilità del virus e la capacità di diffondersi così illimitata sta evidenziando ciò che è meglio per lui: varianti contagiosissime e meno pesanti negli effetti sugli ospiti. Ma non dobbiamo dire che si sta raffreddorizzando, diciamo che si è un po’ rabbonito nelle nazioni come l’Italia che si sono vaccinati. Ricordiamoci però che i casi sono molti di più rispetto a quelli del bollettino perché ci sono meno controlli, meno tamponi”.