Hic sunt leones, recita lo striscione stampato. Il battesimo dei più fieri, in costume, e il safari dei curiosi che li stanno a guardare, avvolti dentro sciarpe e cappotti. La fine di un anno già vecchio e che sarebbe potuto andare meglio da espiare, oppure un rito propiziatorio per l’inizio di quello nuovo. Il primo gennaio è stata la volta di Varazze e Bordighera, ma per Cogoleto il cimento invernale è stato domenica 17 dicembre.
Lo chiamano ciumba, e per i liguri la sua prescrizione non ha età. I medici della zona ne decantano i benefici: “il sistema immunitario viene attivato, il sangue si muove e i germi vengono uccisi”. La saggezza dei proverbi vuole che “Chi fa il bagno in mare d’inverno non prende neppure il raffreddore”. Intanto, in uno stabilimento balneare di Bordighera, Croce rossa e bagnini assistono con attenzione ai movimenti della piccola flotta umana.
Un cappello da Babbo Natale a coprire i capelli, la testa rigorosamente fuori dall’acqua. Sole che buca le nuvole con timidezza, un filo di vento, mare lievemente mosso. Voci di una temperatura dell’acqua di 15 gradi, spilli freddi che raccontano una versione diversa. Due minuti interminabili e le note di Eye of the tiger, come si riserva alle grandi imprese, poi il fischio che invita a tornare a riva, tra accappatoi caldi e giacche pronte a riaccogliere i corpi. Una ragazza rientra dentro un’armatura di giubbotto imbottito e stivali con il pelo.
Nulla di improvvisato nella seconda edizione del cimento invernale bordigotto. Un premio al più giovane, che quest’anno di anni ne ha 7, uno al più maturo, di 71, e uno al gruppo più numeroso, che si è riunito apposta, con componenti in arrivo da Bulgaria, Ungheria e perfino da New York. Diplomi e medaglie consegnati a chi ha sfidato l’impatto freddo, violento. Tra i loro nomi, anche quello di un ragazzo di Rotterdam.
“Bagno d’onda, lo chiamavano i medici. (…) uno spettacolo, a vederlo dalla spiaggia. Il bagno d’onda”. Anche Baricco in Oceano Mare fa un accenno a questa goliardica forma di idroterapia. “(…) Tutto nella certezza – diciamo nella convinzione – che il grande grembo marino possa spezzare l’involucro della malattia”.
Quest’anno, inoltre, una raccolta di rifiuti sulla spiaggia, prima della competizione. Un po’ per scaldarsi, un po’ per iniziare l’anno realizzando i buoni propositi ecologici. Guanti e sacchetti forniti dallo stabilimento perché, come Tolkien ci ricorda, “Sono spesso le piccole mani ad agire per necessità, mentre gli occhi dei grandi sono rivolti altrove”. In cambio, un brindisi, cioccolata e caramelle a chi si cimenta nel tuffo o nella raccolta, o in entrambi.
Foto di rito, per immortalare l’istante della premiazione. Tra ferro arrugginito, mozziconi di sigarette, cartacce e residui di plastica che lo staff si occuperà di smistare, nei prossimi giorni.
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