Maddalena Urbani, figlia di Carlo, colui che aveva isolato il virus della Sars morendo poi proprio a causa della terribile malattia, è morta ieri per overdose. Anche se le modalità sono ancora tutte da scoprire, non si può tacere che Maddalena sia morta nella casa di uno spacciatore. La morte di Maddalena è avvenuta il giorno prima del 18esimo anniversario della morte del padre e quello dopo il conferimento da parte del presidente della Repubblica Sergio Mattarella della Gran croce d’onore dell’ordine della stella d’Italia. Questa coincidenza sembra essere quasi un richiamo di una vita all’altra, il rinnovarsi di un sacrificio per dare la vita agli altri, per tendere la mano agli esclusi. Due modi profondamente diversi di essere vittime: il padre, l’eroe che grazie al suo sacrificio evita una pandemia; la figlia, morte per overdose a casa di uno spacciatore, anche se la posizione di quest’ultimo è al vaglio degli inquirenti.



Il sacrificio di Carlo ebbe subito gli onori della cronaca ed è stato ricordato spesso; quello di Maddalena è avvenuto a luci spente, avvolto nel silenzio.

Questa storia sembra contenere il paradigma di tante vicende simili succedutesi in questi due anni. L’attenzione dei media è  andata giustamente sulla pandemia: medici, virologi, infermieri, personale paramedico, sanitari sono diventati eroi loro malgrado, anche a causa dei tanti anni di tagli alle spese per la salute e per colpa degli scarsi investimenti. Nel frattempo però tante persone “normali” – come Maddalena – giovani, bambini, malati di altre patologie, assieme agli altri gravi problemi del nostro paese, sono finiti nel dimenticatoio. Il risveglio sarà  drammatico, temo: un po’ come la tragedia della giovane Maddalena trovata morta senza che ancora ci sia un perché.



Suppongo si possa parlare anche della difficoltà di stare all’ombra di un padre così importante. Maddalena era stata con il padre e ne aveva seguito i viaggi e le imprese. Tener dietro a un “mostro sacro” – pur con tutto l’amore del mondo – può non essere semplice: e Maddalena può divenire un simbolo anche da questa prospettiva. Quante volte in questi due anni si sono fatti paragoni tra i giovani di adesso alle prese con il Covid, e le restrizioni che “altri giovani” hanno dovuto patire: penso alla Spagnola, alla seconda guerra mondiale, e a tante altre forme di povertà che hanno colpito il nostro Paese.



Questi paragoni – come quelli tra Maddalena e la vita del padre – sono assolutamente ingenerosi ed impropri perché, ricordiamocelo bene,  la storia non si ripete, i giovani non sono uguali ai padri, la vita di ciascuno è solo la vita di ciascuno. Non esiste un karma da seguire e replicare. Ognuno porta avanti la propria vita, ha la propria croce e missione personale da condurre in porto. Quello che realmente possiamo fare è aiutarci: portare, almeno un po’, il peso gli uni degli altri. E tacere con misericordia se, come forse è accaduto a Maddalena, si cade e non ce la si fa a rialzarsi.

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