Nel tiramisù vegano che a gennaio di un anno fa uccise la 20enne Anna Bellisario, dopo aver mangiato in un’hamburgheria di Milano, vi erano tracce di mascarpone. E’ questo quanto ha fatto sapere nelle scorse ore la Procura di Milano, precisando che ciò che “ha causato il decesso di Anna Bellisario” è “da ricondurre, secondo la prospettazione accusatoria, all’erroneo utilizzo di mascarpone nella produzione della crema destinata al tiramisù vegano“, così come si legge sul sito di TgCom24.it. La firma è quella del procuratore di Milano Marcello Viola, ed è posta sotto ad un comunicato in merito alla “misura interdittiva del divieto temporaneo di esercitare qualsivoglia attività imprenditoriale” per la durata di un anno, nei confronti di due responsabili, madre e figlio, dell’azienda che ha prodotto appunto il tiramisù vegano.



“La quantità di caseine riscontrata nel prodotto in questione – aggiunge ancora la Procura – indica che il mascarpone era presente nel preparato come ingrediente e non come semplice contaminante e che, quindi” è risultato “fatale per la vittima”, che era fortemente allergica al latte. L’attività investigativa ha “consentito di individuare la causa dell’accaduto nel tiramisù parzialmente ingerito dalla vittima, per presenza di beta-lattoglobuline nonostante il prodotto fosse venduto come vegano”.



20ENNE MORTA PER TIRAMISÙ VEGANO A MILANO: IL MALORE POI IL COMA E LA MORTE

Secondo quanto chiariscono i pm, dalle indagini sono emersi “fin da subito molteplici criticità in ordine alle procedure produttive” dell’azienda in questione, “alla formazione del personale, nonché alla prevenzione, eliminazione e/o riduzione dei pericoli che hanno avuto un effetto causale nella determinazione” della morte.

Come ricorda Il Giornale, Anna Bellisario, 20 anni, si era sentita male dopo aver mangiato 4 cucchiai di tiramisù vegano durante una cena assieme al fidanzato: le condizioni fisiche della giovane erano apparse fin da subito critiche, al punto che la ragazza era entra in coma, rimanendo in tale stato ricoverata presso l’ospedale San Raffaele per nove giorni, fino alla morte.