Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha celebrato la giornata del 25 aprile a Vittorio Veneto, dove si è recato per deporre la tradizionale corona d’alloro al monumento dedicato ai caduti in piazza del Popolo, in occasione dell’incontro con le autorità. Dopo il suo tradizionale discorso nel quale Mattarella ha voluto ribadire quanto insegnato dalla storia che “quando i popoli barattano la loro libertà in cambio di promesse di ordine e tutela, gli avvenimenti prendono sempre una piega tragica e distruttiva”, il capo dello Stato si è concesso una passeggiata durante la quale ha incontrato i cittadini, stringendo la mano a molti di loro che lo hanno applaudito con convinzione. In tanti, come testimonia un video di Repubblica, lo hanno incoraggiato complimentandosi e ringraziandolo pubblicamente. “Tenga le redini di questo Paese, Presidente”, urla una donna commossa, “La sosterremo!”. Clicca qui per vedere il video (Aggiornamento di Emanuela Longo)



FESTA CHE “DIVIDE”

Di Maio a Roma, Salvini in Sicilia, Conte alle Fosse Ardeatine e Mattarella a Vittorio Veneto: la normalità di ogni 25 aprile con le principali cariche dello Stato che si dividono le piazze per partecipare alle celebrazioni per la Liberazione. Quest’anno però, complice lo scontro tra Lega e M5s negli ultimi giorni, la distanza sui cortei e la retorica del 25 aprile sembra ancor più profonda del consueto: «Non si riscrive la storia» ha ricordato oggi il Capo dello Stato nelle celebrazioni a Vittorio Veneto ma non tutti si dicono concordi del monito lanciato da Mattarella. Sul portale NicolaPorro.it, lo storico e commentare Marco Gervasoni prova a dare una lettura meno banale e politicamente “scorretta” rispetto alla portata della Liberazione: «Il 25 aprile infatti può diventare festa condivisa solo se la si ignora, la si trasforma in occasione di ponte (come da decenni fa la maggioranza degli italiani), Altrimenti non può che portare divisione. Per forza: si festeggia la liberazione contro i nazisti, che erano tedeschi, e lo si ricorda loro; ma al tempo stesso si festeggia la vittoria di una parte degli italiani contro l’altra, nella guerra civile che ci divise tra il 1943 e il 1945. Una festa che ricorda sempre una guerra civile non potrà mai diventare condivisa». Citando proprio Mattarella e il concetto di storia da non riscrivere, Gervasoni si “ribella”: «Dire che non «si può riscrivere la storia» a uno storico è come pretendere che un fisico non si rechi più in laboratorio o un musicologo smetta di ascoltare più sinfonie o opere. La storia – lo sanno tutti quelli che se ne occupano, anche a livello amatoriale – è infatti continua riscrittura, continua interpretazione, continua revisione».



ASSENTI MINISTRI DELLA LEGA

«Ognuno è responsabile delle sue azioni, ma credo che un amministratore di qualsiasi livello e colore politico abbia il dovere di partecipare alle celebrazioni della Liberazione. Mi riferisco al governo ai ministri. Credo sia uno sgarbo istituzionale non essere presenti a un momento della comunità e di un Paese intero. Abbiamo la responsabilità di festeggiare cercando di mantenere vivi i valori del 25 aprile», il sindaco di Torino Chiara Appendino si scaglia contro i Ministri della Lega che, esattamente come Salvini, hanno scelto di non partecipare alle celebrazioni pubbliche a suffragio della Resistenza e della Festa di Liberazione. Nonostante l’invito di Mattarella, ribadito anche oggi a Vittorio Veneto – «La storia insegna che quando i popoli barattano la loro libertà in cambio di promesse di ordine e tutela, gli avvenimenti prendono sempre una piega tragica e distruttiva» – il Carroccio ha voluto marcare differenza dal M5s dopo giorni di totale scontro politico. Per il vicepremier Di Maio, prima di rimanere “protagonista” di un lieve incidente col Ministro Bonafede, la parola d’ordine deve rimanere quella dell’unità: «Una grandissima giornata nazionale nella quale la parola d’ordine deve essere unione, sui nostri valori fondanti, sulla nostra Costituzione e sui nostri nonni che ci hanno liberato e ci hanno permesso di avere una festa, quella della Liberazione, che ricorda il momento in cui l’Italia ha cominciato il suo percorso democratico».



DI MAIO VS SALVINI: “LA FESTA DELLA LIBERAZIONE NON SI DISCUTE”

«La Resistenza, con la sua complessità, è un fecondo serbatoio di valori morali e civili – ha detto il Capo dello Stato Mattarella nel suo intervento a Vittorio Veneto -. Ci insegna che, oggi come allora, c’è bisogno di donne e uomini liberi e fieri che non chinino la testa di fronte a chi, con la violenza, con il terrorismo, con il fanatismo religioso, vorrebbe farci tornare a epoche oscure, imponendoci un destino di asservimento, di terrore e di odio». Mattinata di celebrazioni e di dichiarazioni, sempre a partire dal paragone con le parole usate dal Presidente della Repubblica in Veneto: «Molti italiani, donne e uomini, giovani e anziani, militari e studenti, di varia provenienza sociale, culturale, religiosa e politica, maturarono la consapevolezza che il riscatto nazionale sarebbe passato attraverso una ferma e fiera rivolta, innanzitutto morale, contro il nazifascismo. Nacque così, anche in Italia, il movimento della Resistenza. Resistenza alla barbarie, alla disumanizzazione, alla violenza: un fenomeno di portata internazionale che accomunava, in forme e modi diversi, uomini e donne di tutta Europa». Il Presidente della Camera Fico da Napoli lancia una nuova stoccata a Salvini, proprio facendo riferimento alle parole di Mattarella «Non c’è nessuna sfida tra festa della Liberazione e liberazione dalla mafia. Sono due cose che non possono essere messe sullo stesso piano. Noi siamo qui: il 25 aprile va ricordato, va affermato e festeggiato perché siamo una Repubblica fondata su quei valori». A fargli eco, il leader M5s Di Maio da Roma attacca «Per giorni si è riusciti a discutere anche di questo, è incredibile. Si è discusso di una festa, come se il Paese non avesse altri problemi a cui pensare. Io oggi ricordo il 25 aprile perché è un dovere istituzionale, oltre che storico. Perché è un valore. E tutti questi problemi sulla festa rossa o sulla festa di sinistra non me li faccio».

25 APRILE, MATTARELLA “UN SECONDO RISORGIMENTO”

Il 25 aprile è la giornata della Liberazione dalle forze nazifasciste dopo l’orrore della Seconda Guerra Mondiale e del Regime di Mussolini e come da tradizione le cariche politiche visitano diverse parti d’Italia come commemorazione a suffragio di quei giorni di liberazione da parte dei partigiani e delle forze alleate angloamericane. Il 25 aprile di quest’anno però cade nel pieno della crisi politica del Governo, con Salvini e Di Maio divisi anche sulle celebrazioni anti-fasciste come osservato già da qualche giorno: mentre Mattarella ha visitato l’Altare della Patria prima di volare a Vittorio Veneto (Treviso) e il Premier Conte si è recato invece alla Fosse Ardeatine, il Ministro degli Interni ha scelto la Sicilia per visitare i luoghi confiscati alla Mafia prima di recarsi a Corleone per ribadire la vicinanza dello Stato nella lotta a Cosa Nostra. Di Maio di contro, dopo aver aspramente criticato il collega vicepremier – «chi nega la Festa della Liberazione era a Verona con gli antiabortisti» – ha scelto di recarsi insieme al Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede e al Presidente del World Jewish Congress Ronald Lauder alla lapide in memoria della Brigata Ebraica che ha combattuto assieme ai partigiani italiani per liberare l’Italia dal nazi-fascismo. «Contro interessate riscritture della Storia occorre ribadire che la Resistenza e la Liberazione dal nazi-fascismo rappresentano per l’Italia un nuovo Risorgimento», ammonisce Mattarella nel messaggio per il 25 aprile.

CONTE, “NON RISPONDO PER SALVINI”

Dopo che Salvini ha ribadito che preferisce la festa contro la mafia piuttosto che le celebrazioni di una “festa dei comunisti”, è lo stesso Capo dello Stato a sottolineare che nella Resistenza non ci sono stati solo partigiani comunisti, «ma anche i soldati italiani, partigiani di altre idee politiche, perfino sacerdoti. Con essa la nostra Nazione ha ritrovato la dignità, davvero è stato un nuovo Risorgimento». Gli fa eco il Premier Conte che in una intervista a Repubblica lancia una nuova stoccata al suo vice della Lega: «non rispondo delle scelte di Salvini, questa giornata non dovrebbe essere vissuta riproponendo antiche divisioni o vecchi pregiudizi». Sempre a Rep, il Presidente del Consiglio ribadisce come il 25 aprile «non è il giorno in cui è prevalsa una ideologia rispetto a un’altra, una fazione politica rispetto a un’altra. È il giorno in cui il popolo italiano ha espresso una tenace volontà di riscatto e di rigenerazione morale dopo i tragici anni della dittatura e della guerra. È la data da cui origina l’affermazione dei valori della libertà, della dignità, della democrazia, della pace». Dopo la bacchettata a “chi non fa festa oggi”, Conte lascia un commento anche su quanto avvenuto ieri a Milano con lo striscione choc dei tifosi laziali in Piazzale Loreto in onore al Duce Mussolini «sono episodi inqualificabili che vanno contrastati applicando le leggi che già ci sono e rafforzando, quando necessario, i presidi di legalità e l’efficienza dell’apparato sanzionatorio. Ma questi fenomeni si combattono ancora più efficacemente diffondendo, soprattutto nelle scuole, la cultura del dialogo e del rispetto della persona».