Dramma a Pieve di Soligo, in provincia di Treviso, dove un’operaia 26enne è morta, incastrata in un macchinario. L’episodio è avvenuto nel pomeriggio di ieri presso un’industria alimentare, come si legge sul sito di Fanpage, e la giovane sarebbe deceduta in maniera terribile, con il capo compresso e stritolato in una macchina industriale, dopo essere appunto rimasta incastrata. Sulla vicenda stanno indagando i carabinieri della compagnia locale e lo Spisal, e sul posto si sono recati anche gli uomini dei vigili del fuoco e del Suem.



In base alla ricostruzione dei fatti, la 26enne operaia, tale Anila Grishj, ragazza di origini albanese, stava svolgendo regolarmente il suo turno di lavoro presso la ditta dove era impiegata, ma per cause ancora in corso di accertamento qualcosa è andata storto, ed è rimasta bloccata presso uno dei macchinari dell’industria di surgelati di cui era dipendente. La giovane, residente in quel di Treviso, sarebbe tra l’altro deceduta attorno alle ore 16:00, poco prima del suo turno di lavoro. Al momento è difficile fare ipotesi sul perchè della sua morte: forse un malfunzionamento, forse una distrazione della giovane, e solo nei prossimi giorni si avranno notizie più certe dopo che gli investigatori avranno svolto accurate indagini.



26ENNE OPERAIA MORTA A TREVISO: PARENTI AGITATI

Fanpage racconta di come i famigliari della 26enne sarebbero stati allontanati in quanto pare che fossero particolarmente agitati per via appunto del decesso della loro cara. Toccherà al nucleo Spisal ricostrurie con esattezza quanto accaduto per cercare di capire se vi siano eventuali responsabilità in questa ennesima tragedia sul lavoro, una nuova morte bianca che va ad aggiungersi alle migliaia già verificatesi nel corso di questo 2023 che volge lentamente verso la conclusione.

Giovanni Zorzi, segretario provinciale del PD Treviso, ha commentato: “A livello regionale chiediamo si attivi quanto prima un osservatorio sulla sicurezza con il coinvolgimento di istituzioni e parti sociali per contrastare un fenomeno che in Veneto e nella nostra provincia ha raggiunto livelli inaccettabili”.