Trenta ristoranti hanno chiuso nell’arco di una settimana a Roma a causa dell’aumento del costo delle materie prime e del caro-bollette, che ha messo in ginocchio i titolari dei locali, costretti ad abbassare definitivamente la saracinesca. Secondo una stima di Fiepet Confesercenti, la Federazione italiana degli esercenti pubblici e turistici, altri ristoranti capitolini hanno prolungato il loro periodo di ferie e 120 in tutto, da qui alla fine di settembre, rischiano di chiudere definitivamente.



Claudio Pica, presidente dell’associazione, ha dichiarato a “Il Messaggero”:Solo per i prodotti di un’amatriciana ci volevano tre euro, oggi ne servono 5,50. Questo significa che mediamente un cliente, a meno di dodici euro, oggi un piatto simile fa fatica a trovarlo al ristorante. Ma non c’è solo questo. Per i gelati la metà delle attività ha alzato il prezzo del cono piccolo, altri invece hanno ridotto le quantità di coni e coppette. Sui caffè, invece, ci aspettiamo ad ottobre che tutti i bar arrivino a un euro e venti centesimi per il classico espresso”.



RISTORANTI CHIUSI A ROMA, È EMERGENZA: “ALTRE ATTIVITÀ RISCHIANO DI SCOMPARIRE”

Ancora sulle colonne del quotidiano sopra menzionato, Pica ha dato qualche suggerimento ai ristoranti di Roma: “Bisogna andare a rivedere le fasce orarie d’attività e nel frattempo offrire menù più stagionali, adattando le offerte commerciali su base settimanale. Oggi, per esempio, i funghi porcini si trovano. Ma se si trovano nel menù anche a giugno o a settembre di sicuro i prezzi devono aumentare”.

L’assessore alle Attività Produttive, Monica Lucarelli, ha voluto far presente a “Il Messaggero” che questo tema è oggetto di profonda attenzione del Campidoglio: “Facciamo costanti incontri con le associazioni di categoria per capire come rispondere a questo fenomeno. Roma non può permettersi di far chiudere i ristoranti e le sue attività storiche”. Il conto alla rovescia, però, è già cominciato e va arrestato al più presto.