Orrore a San Ferdinando, in provincia di Reggio Calabria, dove una 30enne disabile, affetta da un lieve deficit cognitivo, ha vissuto segregata in casa per anni, ridotta in uno stato di schiavitù. Subiva violenze, percosse, pare che sia stata addirittura istigata al suicidio da chi l’ha messa al mondo e dalle sue sorelle minori. L’intera famiglia è stata arrestata. Il caso è stato approfondito a “Storie Italiane”, trasmissione di Rai Uno condotta da Eleonora Daniele e andata in onda nella mattinata di oggi, giovedì 12 gennaio 2023.
L’inviata, Roberta Spinelli, ha reso noto che la ragazza è stata salvata “da una foto scattata da un vicino e poi consegnata a uno zio, fratello del padre della giovane, il quale, con un esposto verbale contro quest’ultimo, ha fatto in modo che partissero le indagini e che la nipote venisse messa in salvo”. Non soltanto: la giovane segregata “veniva svegliata a qualsiasi ora, veniva insultata, veniva picchiata con qualsiasi oggetto capitasse tra le mani. La ragazza non usciva di casa e, quando ci riusciva, non aveva le chiavi e per rincasare e doveva aspettare ore per poterlo fare, attendendo che tornassero i suoi familiari”.
30ENNE SEGREGATA IN CASA PER ANNI, UMILIATA E PICCHIATA: “DORMIVA IN UNO SGABUZZINO”
Roberta Spinelli, a “Storie Italiane”, ha proseguito la narrazione: “La 30enne segregata non poteva neppure andare a comprare un panino, in quanto presentava sul volto i segni della violenza del padre, che attribuiva alla figlia qualunque cosa accadesse in casa. La giovane dormiva in uno sgabuzzino pieno di macchie di muffa, tra scatole, secchi contenenti spazzatura e materiali di lavori edili, biciclette, scale. Non c’era neppure il pavimento e la finestra non si apriva, dunque era anche impossibilitata a cambiare aria. La stanza era chiusa con un lucchetto esterno”.
Gianluca Gaetano, sindaco di San Ferdinando, ha commentato l’episodio della ragazza segregata: “Non potevamo mai immaginare che si potesse arrivare a tanto all’interno di questo appartamento. Questa è una vicenda che pone tutti di fronte a un interrogativo: come fare emergere i bisogni che sono celati vicino a noi e di cui spesso non ci si accorge? Pare che quanto accaduto si protragga da anni”. Il vicesindaco, Ferdinando Scarfò, ha aggiunto: “Noi avevamo preso in carico questa situazione, ma non pensavamo che in casa si verificassero vicende del genere. Durante il nostro mandato abbiamo attivato cooperative che affiancassero soggetti fragili per evitare casi di questo tipo. Questo, purtroppo, s’è palesato da poco”.