A Storie Italiane la drammatica vicenda di una famiglia accusata di aver segregato la figlia 30enne disabile in Calabria: arrestati genitori e sorelle, colpevoli di aver vessato per anni, riducendola in schiavitù, una 30enne. Il programma di Rai Uno è riuscito ad intervistare Cristian, un ragazzo del negozio dove lavorava la sorella della vittima: “Noi avevamo visto spesso la ragazza con l’occhio viola, ma mai avremmo immaginato. La sorella lavorava qui con noi, ogni tanto veniva a trovarla l’altra sorella, e mai ci saremmo immaginato. La maggior parte delle volte che veniva qui appariva spaventata e quando le chiedevamo cosa avesse fatto minimizzava, diceva che era caduta, una bugia sicuramente”.



E ancora: “Io l’ho saputo ora e sono rimasto davvero. Non ho mai pensato che venisse pecchiata, pensavamo ad una caduta, ma comunque non ci facevamo caso perchè non la vedevamo tutti i giorni. Quando la vedevamo aveva dei lividi e poi nessuno diceva nulla con nessuno”.

SEGREGATA IN CASA A REGGIO CALABRIA, PARLA UN TESTIMONE: “GIA’ DALL’ANNO SCORSO…”

Quante volte questa ragazza segregata è stata vista dal testimone? “Poche volte, non so dire di preciso ma già dall’anno scorso la vedeva”, ha replicato lui a precisa domanda posta dalla conduttrice Eleonora Daniele. Christian non aveva comunque mai visto la giovane in altre occasioni: “La conoscevo perchè il paese è piccolo e più o meno ci conosciamo tutti, ecco perchè”.



Giovanni Terzi, in collegamento, ha commentato: “Sono sconvolto, uno dei mali della nostra società è l’indifferenza. Molti se vedono qualcuno stare male non si domandano cosa sia successo ma con l’indifferenza non si salvano le vite. L’indifferenza di una comunità – dice Giovanni Terzi assumendosi le responsabilità, parole da cui noi prendiamo le distanze – c’erano tutte le condizioni per capire che una persona non stava bene. Se io vedo una persona che sta male e la vedo ripetutamente qualcosa devo farla“. Christian ha poi replicato: “La nostra non è stata indifferenza, effettivamente non sapevamo cosa succedeva, anche io posso mentire se ho dei lividi in faccia. Nessuno vuole parlare perchè effettivamente nessuno sapeva”.



SEGREGATA IN CASA A GIOIA TAURO, UN VICINO DI CASA: “IL PADRE SEMBRAVA UNA PERSONA NORMALE”

Un altro testimone ha spiegato: “La famiglia non la teneva segregata, la vedevo sempre in giro, la mandavano a fare la spesa. Non mi aspettavo un esito così drammatico, comunque la famiglia normale non lo è mai stato, c’era qualcosa. Io non ho mai sentito delle urla, qualcuno del palazzo ha detto che le ha sentite, ma non erano urla di dolore ma di litigio. Il padre? non sembrava una persona cattiva, hanno un po’ ingigantito la cosa”.

Il caso della ragazza della provincia di Reggio Calabria appare molto simile a quanto scoperto negli scorsi mesi ad Avellino, dove una giovane è stata segregata a lungo dalla famiglia, e per cui la madre è stata arrestata: “Tutti sapevano – le parole di una donna di Aiello del Sabato – aveva le braccia ingessate, volevo intervenire ma mi hanno detto di no e alla fine, è brutto da dire, anche io ho girato la faccia dall’altra parte”. Simile il pensiero di un’altra residente: “Si sapeva che la bimba veniva maltrattata. La si vedeva a scuola perchè c’era l’obbligo se no non ha mai fatto vita sociale. Non mi facevo i film ma sapevo che la ragazzina non poteva vivere una vita normale. In paese lo sanno tutti quelli che sono andati a scuola con questa creatura sanno benissimo la situazione terribile che viveva. E’ inutile che ci nascondiamo perchè facciamo solo una figura pessima”. Il sindaco del Comune della provincia di Avellino ha chiesto alla popolazione locale di abbassare riflettori e toni per non alimentare troppo clamore, alla luce anche dei minori coinvolti nella vicenda.