LA DEPRESSIONE IN ITALIA DOPO IL COVID

Sono dati allarmanti quelli riportati dal Presidente del Consiglio Nazionale dell’Ordine degli Psicologi (Cnop) sul rapporto – in piena pandemia letteralmente “esploso” – tra depressione e socialità. «Nella popolazione generale come sintomi depressivi siamo al 31% – racconta David Lazzari al Sole 24 ore – come sintomi ansiosi al 32% e come “distress” al 41%».



Nel giorno in cui le commissioni riunite Affari Costituzionali e Bilancio hanno approvato il bonus psicologo come emendamento al Decreto Milleproroghe, il tema del sostegno psicologico ai tanti italiani in crisi si fa ancora più pressante: il Presidente del Cnop non guarda primariamente ai dati, pur essi imponenti, dei gravi problemi psichiatrici che intercorrono nella popolazione, quanto piuttosto la sempre più ampia platea di persone con problematiche psicologiche che non hanno a disposizione servizi adeguati. «Una difficoltà cresciuta molto negli anni e che è letteralmente esplosa con la pandemia. In questo quadro, il bonus psicologo inserito nel decreto Milleproroghe, al di là delle cifre che saranno stanziate è un segnale culturale. Lo Stato ha finalmente capito – sollecitato prima da noi professionisti ma poi dalla forte richiesta della popolazione arrivata a raccogliere 300mila firme – che su questo tema bisognava battere un colpo», sottolinea Lazzari.



“BENE IL BONUS PSICOLOGO, MA SERVE DI PIÙ”

Il bonus psicologo per il medico del Cnop è una sorta di «rivoluzione culturale» in quanto potrebbe aprire una rete di assistenza e tutela ancora più ampia di quanto non fatto finora: «Fino a oggi il Paese, non essendosi mai dotato di una rete psicologica pubblica, ha affidato il disagio al privato con l’idea che se non sei malato psichiatrico ma dallo psicologo ‘vuoi’ andare, alla fine ‘te lo paghi’. Un approccio che già in fase pre pandemica era anacronistico, sia in termini di salute pubblica sia per calcolo economico». Secondo il Presidente Lazzari, la salute è invece un equilibrio molto delicato che ognuno di noi “negozia” tra elementi negativi e positivi delle proprie esistenze, «proprio in relazione alle personali capacità psicologiche che ognuno riesce a minimizzare i primi e a valorizzare i secondi». Una condizione insomma molto vicina al concetto spesso troppo “vago” di qualità della vita: ebbene, chiarisce il professore, «Solo adottando questa definizione riesco a considerare questi 20 milioni di italiani in sofferenza psicologica come bisognosi di essere presi in carico. Fino a oggi, si è aspettato che si ammalassero con il peggioramento della malattia, dopodiché nel migliore dei casi li si curava. E in assenza di una rete psicologica pubblica queste persone sono state delegate ai professionisti privati». Lo psicologo non deve più essere considerato pubblicamente dallo Stato e anche culturalmente come «un lusso», bensì servirebbe a questo punto introdurre un «Piano nazionale per il benessere psicologico, uniforme sull’intero territorio nazionale che definisca le buone pratiche di salute mentale di comunità e per la tutela delle fragilità psico-sociali». Va giunto come durante la pandemia Covid il problema psicologico è aumentato a dismisura in Italia: «con la quarantena si arriva al 38% di sintomi depressivi e 57% di ansia». Quadro difficilissimo per gli under 18 dove il presidente degli psicologi rileva la sfida forse più urgente: «sintomi post traumatici siamo al 48%». Auspicando interventi importanti da entrambe le “reti” – private e pubbliche – il Presidente Lazzari ribadisce il quadro attuale del disagio: «Al netto del 4,5% di popolazione che ha disturbi mentali veri e propri, nel complesso un 30% degli adulti da noi presenta una situazione di malessere, disagio, fatica o dolore psicologico riconducibile a “distress”, cioè a una condizione di stress abbastanza accentuata».

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