Da un paio di giorni a questa parte il tema della violenza politica negli Stati Uniti è tornato a predominare le prime pagine di cronaca, tra i proclami in pompa magna di Joe Biden che – per l’ennesima volta – si ritrova a condannarla e dire che “non trova posto in America”, Donald Trump che paga il prezzo dell’attentato della scorsa notte e l’ancora vivido ricordo del tentativo di presa di Capitol Hill da parte dei Qanon trumpiani nel 2021. Ma nonostante l’elenco della violenza politica sia (a dir poco) lungo – e potremmo citare i 4 presidenti assassinati in 200 anni, oppure il 19enne che a maggio del 2023 tentò di sfondare le recinzioni della Casa Bianca per “uccidere il presidente” – da sondaggi condotti nei mesi scorsi emerge ancora il volto politicamente violento degli americani: tanto da parte Repubblicana, quanto da quella Democratica.
Prima di arrivare ai sondaggi più recenti vale la pena rispolverare rapidamente il 14mo sondaggio condotto lo scorso anno dal Public Religion Research Institute che stimò che circa il 25% degli americani concordava sul fatto che “i veri patrioti americani potrebbero dover ricorrere alla violenza politica per salvare il nostro Paese“: un aumento di circa l’8% rispetto al 2021, nonché il dato più alto di tutte e 14 le rilevazioni. A dirlo erano circa il 33% dei Repubblicani, il 13% dei Dem e il 22% degli indipendenti; ma anche il 40% dei sostenitori di Trump, specialmente tra chi riteneva le elezioni del 2020.
I dati sulla violenza politica negli USA: 33% la giustifica, 10% se serve a rovesciare Trump
L’anno scorso – insomma – erano poco più di 2 americani su 10 a giustificare la violenza politica, mentre quest’anno sembra che quel dato sia ulteriormente aumentato: per ora manca il sondaggio del PRRI, ma solamente guardando indietro fino ad aprile possiamo rivolgerci ad una rilevazione simile fatta dal dottore californiano Garen Wintemute che su un campione di 8.600 americani ha scoperto che sono addirittura più del 33% a giustificare “solitamente o sempre” la violenza politica se serve per “raggiungere un obiettivo”; con dati ancora più alti se si guarda a chi dichiara di possedere un arma e – ancor più – a chi dice di portarla sempre con sé.
Ma ancora – e questo è sicuramente un dato ancor più singolare -: secondo un campione analizzato dal politologo dell’Università di Chicago Robert Pape solo il mese scorso, il 10% ritiene “l’udo della violenza politica giustificato per impedire a Donald Trump di diventare presidente“; affiancato ad un 7% che – al contrario – “sostiene l’uso della forza per riportare Trump alla presidenza”. E guardando ad un altro sondaggio (parzialmente scollegato) forse hanno ragione del 14% di americani che – intervistati ad ottobre dal Violence Prevention Research Program californiano – si sono dette certe che “nei prossimi anni scoppierà una guerra civile“.