Una 33enne è stata stuprata nel febbraio 2020 a Basilea, in Svizzera, ma secondo la Corte d’Appello ha indotto in tentazione chi l’ha violentata. È questa la sentenza che sta facendo ampiamente discutere in landa elvetica e che ha, inevitabilmente, suscitato una levata di scudi a protezione della vittima, incredibilmente colpevolizzata da parte della giustizia. I fatti: un uomo di nazionalità portoghese e un minorenne avevano incontrato la vittima presso un locale notturno, violentandola poi nella sua abitazione. Furono arrestati, processati e condannati, rispettivamente, a quattro anni e mezzo di reclusione e a una pena che non prevedeva il carcere, considerata la minore età.



Tuttavia, come riporta “La Repubblica”, a inizio agosto, durante il processo d’appello, la presidente della Corte, Liselotte Henz, si è resa protagonista di un duro “J’accuse” nei confronti della donna, accusata, di fatto, di essersela cercata. Tanto che allo stupratore portoghese è stata ridotta di un anno e mezzo la pena, fatto, questo, che gli consentirà di uscire di prigione fra pochi giorni. “Lei ha inviato dei segnali contradditori, giocando con il fuoco”, ha detto Henz, riferendosi al fatto che la vittima era stata vista dal lusitano in atteggiamenti intimi con un altro uomo nella toilette del locale.



DONNA STUPRATA, MA “HA INDOTTO IN TENTAZIONE”: IN SVIZZERA IL MONDO DELLA POLITICA SI SCHIERA DALLA PARTE DELLA VITTIMA

Frasi difficili da accettare e condividere, ma, stando a quanto riporta il codice penale svizzero, la sentenza è inattaccabile. Lo evidenzia con lucidità anche “La Repubblica”, scrivendo che un giudice può ridurre una pena qualora l’autore sia stato indotto seriamente in tentazione. Ovviamente, questo aspetto concede ampio margine d’azione ai rappresentanti della legge, tanto che la senatrice socialista Marina Carobbio, intervistata dalla tv pubblica elvetica, ha rimarcato come vi sia la necessità urgente di “adeguare il codice penale, perché è inaccettabile che una condanna in caso di stupro possa essere ridotta in funzione del comportamento della vittima”.



Le ha fatto eco la deputata dell’UDC Céline Amaudruz, che ha definito la sentenza di Basilea inaccettabile e insopportabile, non solo nei confronti della vittima, ma anche nei confronti di tutte le donne”. A proposito: 500 persone domenica hanno protestato di fronte al tribunale d’appello, al fine di manifestare il proprio dissenso.