35 giornalisti minacciati dagli islamisti sono costretti a vivere sotto scorta: questo è il dato riportato dai colleghi del “Le Point”, che menziona, tra questi, Mohamed Sifaoui, reporter franco-algerino, specialista in terrorismo e islamismo radicale, il quale vive “protetto” dal 2003 sotto il Servizio di protezione (Sdlp). Come scrive il settimanale, in rubrica sul suo smartphone campeggiano 853 contatti di agenti di polizia e sicurezza, che almeno un giorno nella loro carriera l’hanno protetto.



Secondo il quotidiano “Il Foglio”, il Servizio di protezione “non si occupa solo delle massime autorità dello Stato, ma comprende anche una sottodirezione per la sicurezza personale. Con 620 agenti, è incaricata di allestire dispositivi di sicurezza temporanei o prolungati – 140 attualmente – a beneficio di persone minacciate”. Sifaoui ha riferito che gli è capitato di avere “fino a sei guardie del corpo e uomini appostati davanti al mio edificio. Quando non ce la facevo più, prendevo incarichi all’estero per allontanarmi da tutto”.



GIORNALISTI MINACCIATI DA ISLAMISTI “PER METTERE A TACERE LA STAMPA”

Una vera e propria nota dolente, quella dei giornalisti minacciati dagli estremisti dell’Islam in Francia, fra cui figura anche la conduttrice televisiva Ophélie Meunier, “rea” di aver mandato in onda un’inchiesta incentrata sull’islamismo a Roubaix. Christophe Deloire, segretario generale di Reporter senza frontiere (RSF), ha commentato in questi termini la vicenda, a dir poco incresciosa e senza dubbio preoccupante per ciò che concerne il pensiero e l’informazione liberi: “In Francia, nel 2022, la libertà di espressione dei giornalisti continua a essere messa a repentaglio. C’è un aumento del livello di violenza e minacce, alimentato dall’aumento del cyberbullismo sui social network. Niente giustifica minacce o violenze. L’informazione e la libertà di stampa devono rimanere una priorità se vogliamo preservare la nostra democrazia”.



Come riferito da “Il Giornale”, Eric Chol, dell’Unione nazionale dei giornalisti (SNJ), ha infine dichiarato di “condannare inequivocabilmente queste minacce che sono un modo per mettere a tacere i giornalisti e un attacco al dibattito democratico”.