C’è un’altra guerra in corso, a cui però non si presta attenzione. Quella del Nagorno Karabakh, dove i cristiani sono stati costretti ad un drammatico esodo di massa negli ultimi due anni. Ad accendere i riflettori su quello conflitto è Gian Micalessin sulle colonne del Giornale, dove parla della tragedia di 130mila abitanti che è rimasta inascoltata, ma soprattutto del dramma dei cristiani perseguitati. Il tema della persecuzione dei cristiani, spesso ignorato o addirittura sottovalutato, non è meno tragico della guerra in Ucraina o a Gaza. Lo dimostrano i dati di Acs “Aiuto alla Chiesa che soffre“, Fondazione della Santa Sede, deputata alla salvaguardia della libertà religiosa. Ci sono almeno 360 milioni di cristiani nel mondo vittime di «alti livelli di persecuzione e discriminazione a motivo della loro fede».
Ad esempio, nel 2022 oltre 5.200 cristiani sono morti per la loro fede, almeno altrettanti sono stati rapiti, mentre oltre 4.500 sono stati arrestati o detenuti. Per quanto riguarda le chiese e gli edifici religiosi, oltre duemila sono stati rasi al suolo. C’è pure una dimensione demografica di cui tener conto. Infatti, le nazioni più restie al rispetto della libertà religiosa sono quelle più popolose al mondo. Si fa riferimento a Cina, India, Pakistan, Bangladesh, Nigeria. Le violazioni della libertà di fede riguardano quasi 5 miliardi di persone, direttamente o meno.
“OCCIDENTE NON COMPRENDE PIÙ LA LIBERTÀ RELIGIOSA”
Un numero eccezionale di violazioni a cui però «non è accompagnata da una commisurata presa di coscienza dell’Europa e del cosiddetto mondo libero», rimarca il direttore di Acs, Alessandro Monteduro. In altre parole, l’Occidente democratico e libero non si cura della libertà religiosa, anche quando in ballo ci sono i cristiani perseguitati. «Accettare l’idea che si possa morire per non abiurare alla propria fede è qualcosa che stride con il relativismo politico e ideale dilagante nella nostre società», aggiunge Monteduro. Dura la critica al mondo occidentale: «Accettare l’idea che 120mila cristiani della piana di Ninive in Iraq abbiano abbandonato tutto pur di non rinunciare alla propria identità e alla fede in Cristo significa misurarsi con un’idea di libertà religiosa che l’Occidente non comprende più. Anche perché l’ha relegata a un livello inferiore rispetto alle libertà più di moda come le libertà sessuale o la libertà di genere». Per il direttore di Acs questa è «la beffa più clamorosa per i nostri fratelli cristiani spesso perseguitati perché considerati vicini all’Occidente». La realtà è diversa: «Noi Occidentali scegliamo di ignorarli o dimenticarli».
Si può parlare di un disinteresse patologico per i cristiani perseguitati nascosto anche tra i numeri dei flussi di migranti che arrivano dal Nord Africa. Infatti, quelli provenienti dal Burkina Faso sono decuplicati passando dai circa 300 del 2022 agli 8.410 di quest’anno. Con un incremento del 2.512%. Il Sahel per Monteduro «è la miopia delle miopie. E riguarda anche le chiese d’Europa. Quando l’Isis si impose in Siria e Iraq ci fu una reazione che unì l’Occidente e le nostre chiese. E questo consentì, in prospettiva, la disarticolazione militare del Califfato». Il dramma del Burkina Faso non è differente, visto che metà del territorio è nelle mani di piccoli califfati «e i cristiani sono costretti alla fuga per timore di quest’avanzata jihadista». La situazione non cambia in Mali e Ciad, ma in Europa tutto ciò viene ignorato. Un’indifferenza paradossale per Monteduro. «Perché se anche avessimo deciso di fregarcene dei cristiani in fuga come possiamo ignorare che chi abbandona quelle terre finisce poi con l’approdare sulle nostre coste?».
CRISTIANI PERSEGUITATI ANCHE IN CINA E INDIA
I dati di Acs fanno tremare i polsi anche per quanto riguarda i cristiani perseguitati in Medio Oriente e il loro esodo. Infatti, in Iraq nel duemila superavano il milione e mezzo, invece ora sono 150mila. In Siria i numeri sono simili. Del milione e mezzo del 2010 ne sono rimasti poco più di 500mila dopo 12 anni di guerra civile e religiosa. Ad Aleppo, che è il cuore della comunità, si è scesi da 150mila a meno di 25mila. Per Monteduro «la scomparsa dei cristiani è anche la cartina di tornasole dello spostamento geopolitico della Siria. Il paese colpito dalle sanzioni di Europa e Stati Uniti è tornato a sedere nella Lega Araba e si è rivolto alla Cina per i suoi beni essenziali. In pratica non solo si è svuotato dei cristiani, ma non ha neppure più bisogno dell’Italia e dell’Europa. L’assenza cristiana diventa insomma il simbolo della nostra irrilevanza». La situazione non è migliore in Oriente.
In India ci sono 12 dei 36 Stati con leggi anti conversione che puniscono col carcere e sanzioni economiche gli induisti che vogliono convertirsi al cristianesimo, fenomeno peraltro accompagnato da rappresaglie sociali e violenze. In Cina permane l’oppressione, nonostante i tentativi di dialogo della Santa Sede. Il direttore di Acs parla di controlli sui fedeli, di arresti dei vescovi non riconosciuti dal Partito comunista cinese e addirittura di richieste di sostituzioni di crocefissi o immagini della Madonna con i ritratti del presidente di Xi Jinping. Controlli serrati e oppressivi anche tramite l’uso di sistemi digitali di sorveglianza che sfruttano l’intelligenza artificiale e possono controllare i contenuti dei cellulari. A dare segnali incoraggianti è il governo Meloni, che ha rifinanziato con 10 milioni di euro circa il Fondo per le minoranze cristiane, inoltre ha nominato un inviato speciale per i cristiani perseguitati. «Piccoli segnali, ma fonte per noi di concreta speranza».