Tremila cittadini europei all’anno, mediamente, vengono inseriti nelle no-fly list, i famosi (o famigerati: dipende dai punti di vista) elenchi che includono i nominativi delle persone che non sono desiderate a bordo di aerei, in quanto in precedenza hanno creato disagi e messo a repentaglio l’incolumità del volo stesso, rendendosi protagonisti di azioni violente o di tensioni create tra i passeggeri. Si tratta di liste che pongono il veto di volare con quel preciso vettore a volte solo per un periodo di tempo limitato (e comunque mai inferiore ai dodici mesi), altre, addirittura, per l’intera esistenza.



A provare ad approfondire l’argomento sono stati i colleghi de “Il Corriere della Sera” e “provare” è davvero il verbo più azzeccato, dal momento che una specie di muro del silenzio pare avvolgere, quasi trincerare queste liste nere, definite dalle stesse compagnie documenti riservati, a tal punto che in numerose circostanza la loro esistenza viene negata pubblicamente o comunque non svelata, in quanto si potrebbero palesare disagi diplomatici a livello internazionale. Insomma, meglio evitare inutili incidenti e ricorrere all’antico e mai smentito adagio: “Un bel tacer non fu mai scritto…”.



NO-FLY LIST: BOOM DI CASI IN INVERNO E IN ESTATE

Un vero e proprio boom di inserimenti nelle no fly-list viene registrato in particolare nei periodi connessi alle vacanze, tanto estive (giugno-settembre) quanto invernali (dicembre-gennaio) e, stando ai dati diffusi da “Il Corriere della Sera”, si verificano con maggior continuità sulle rotte tra Regno Unito e Spagna, Portogallo, Malta, Grecia, Croazia, tra Germania e Spagna, Grecia, Ungheria, tra Italia e Spagna, Grecia, Repubblica Ceca e Ungheria. Sono pochissime le compagnie disposte a confermare l”esistenza degli elenchi degli indesiderati. Una di queste, scrive “Il Corriere”, è Wizz Air: “Abbiamo tolleranza zero verso l’aggressione verbale e fisica, per questo inseriamo nella no-fly list chiunque sia una minaccia per la sicurezza con qualsiasi mezzo”. Anche EasyJet conferma quanto appena esplicitato: “Se si verificano episodi che provocano disagi a bordo, laddove necessario prendiamo la decisione di adottare ulteriori sanzioni che possono includere il divieto di viaggiare con noi in futuro nei confronti dei passeggeri che arrecano disturbo”.

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