Anche oggi raccogliamo la testimonianza di due riminesi del Meeting. Due persone particolari: una aveva sei anni nel 1980 e oggi è il Direttore del Meeting e l’altra fu tra i fondatori e i protagonisti della prima ora.
Quanti anni avevi nel 1980?
Al primo Meeting avevo poco meno di 6 anni.
Chi ti portò al Meeting?
I miei genitori.
Cosa ricordi di quei giorni?
I primi ricordi nitidi risalgono al terzo meeting (1982), quando venne il Papa. Ricordo come fosse ieri che lavoravo con mio babbo (da noi si chiama così!) per finire di allestire una piccola fontana all’ingresso. Eravamo un po’ in ritardo – anche su questo abbiamo mantenuto la tradizione… – così mentre curavamo le ultime finiture è entrato in sala il Santo Padre, con una folla oceanica che mi lasciò impressionato.
Come ha inciso nella tua crescita degli anni successivi l’esperienza del Meeting?
La cifra è la parola: incontro. Ma non mi riferisco ai convegni (sempre numerosissimi), quanto all’incontro con amici, vecchi e nuovi, con i quali ci si trovava inaspettatamente compagni di viaggio. In altri termini, la scoperta che è possibile sentirsi come a casa, accolti.
Era possibile in quella circostanza prevedere lo sviluppo dei 40 anni successivi?
Forse alcuni ne avevano coscienza sin dall’inizio. Per me non vi era alcun dubbio: il Meeting c’è tutti gli anni, come l’estate.
Quale particolare contributo ha dato a tuo giudizio il Meeting al dibattito culturale in questi 40 anni?
Ha offerto un luogo di incontro anche tra “lontani”, senza soluzione di continuità e senza precondizioni. E lo ha fatto testimoniando una identità ben precisa e offrendo giudizi (non appena posizioni o opinioni) su ogni aspetto del vivere quotidiano. Il contrario di ciò che si respira nella società di oggi: puoi incontrare qualcuno solamente se non dai giudizi e sei “imparziale”. Esattamente ciò che nel tempo ti allontana da tutti e ti rende violento…
A tuo giudizio l’entusiasmo e lo spirito “pioneristico” degli inizi si conserva ancora oggi?
Sì, e lo si può toccare con mano incontrando i 3mila volontari che ogni anno “fanno” il Meeting. Può cambiare la forma (o il format), possono cambiare gli aspetti estetici, ma ciò che colpiva all’inizio e colpisce oggi è proprio incontrare giovani (e meno giovani) che dedicano il proprio tempo, spesso le uniche vacanze, per costruire il Meeting. E ne sono contenti! Anche il più arido o cinico non può non domandarsi – almeno per un attimo – quale possa essere la ragione che li “spinge” a farlo!
Emmanuele Forlani
L’idea di realizzare un evento, nel periodo estivo, con l’intento di porre un gesto di natura culturale, di dialogo, di apertura, di confronto, sul filo conduttore della pace nel mondo, venne ad Antonio Smurro. Io e mia moglie Vittoria vivevamo l’esperienza del movimento di Comunione e Liberazione con Antonio ed altri amici di Rimini, per cui ebbi il dono di partecipare da subito – eravamo nel finire del 1979 – alle riflessioni e discussioni conseguenti al porsi della insolita e impegnativa proposta.
Man mano che l’idea prendeva corpo, eravamo direttamente coinvolti; agli inizi del giugno 1980 mi trovai di fronte alla proposta di implicarmi nella organizzazione della prima edizione. Questa circostanza ha pesato molto nella mia vita personale e famigliare.
Dapprima io e mia moglie, poi in successione, i figli e oggi diversi nipoti, abbiamo vissuto il Meeting come un evento fondamentale del percorso di vita di ciascuno; non soltanto nella settimana di agosto, ma – seppure con ritmi diversi – per tutto l’arco dell’anno.
L’esperienza travolgente della settimana, gli incontri, i rapporti, la risonanza, hanno segnato – e continuano a farlo – il mio cammino di vita nella Fede, nella famiglia, nella professione.
Difficilmente avremmo immaginato una così lunga continuità di questo particolare evento che è diventato il Meeting di Rimini! Regge molto bene i propri 40 anni, ha saputo maturare soprattutto nel soggetto che lo porta, nei volontari che continuano a renderlo possibile, nell’interesse e nella opinione pubblica. La caratteristica più importante che sempre è emersa nel Meeting è quella di essere stato presente a ciò che accadeva nel mondo, dando un contributo eccezionale non solo per i contenuti di elevato livello, ma soprattutto per aver saputo cogliere in anticipo i grandi temi e per essere un luogo di incontro e di confronto reale per le persone e per i popoli.
Il mio desiderio e il mio auspicio è che questo apporto straordinario, retto dall’entusiasmo e dalla consapevolezza delle generazioni più giovani, continui negli anni.
Nicola Sanese