Concludiamo le testimonianze di alcuni che furono presenti alla prima edizione del Meeting con colui che ne fu per molti anni il portavoce: Robi Ronza.

Il Meeting di Rimini fu un bel fiore che, al di là di ogni aspettativa, ci sbocciò tra le mani sin dalla sua prima edizione. Nacque dall’incontro tra un’idea originale di Sante Bagnoli, fondatore della casa editrice milanese Jaca Book, e il desiderio di un gruppo di amici di Cl di Rimini di creare nella loro città un momento estivo di accoglienza e di festa ispirato alla visione del mondo cristiana. Essendo stato membro della Redazione, ossia del comitato organizzatore del Meeting dalla sua nascita nel 1980 fino al 2014, nonché suo portavoce dal 1989 al 2005, di questo inizio e dei suoi sviluppi sono testimone diretto.



Come già in altre occasioni ebbi modo di ricordare, erano tempi nei quali una larga parte del mondo cattolico o subiva passivamente l’egemonia della visione del mondo laica-marxista, “religione ufficiale” di quasi tutta l’intellighenzija italiana dell’epoca, oppure si sottraeva al confronto con essa. La gente invece di Comunione e Liberazione, che viveva e intendeva vivere e testimoniare la propria fede cristiana a viso aperto e senza alcun complesso d’inferiorità, veniva costantemente stretta d’assedio nelle scuole, nelle università e nei luoghi di lavoro da un ordine costituito sociale e mediatico che la costringeva quasi permanentemente a una mobilitazione difensiva. L’idea di Bagnoli fu allora quella di fare del Meeting di Rimini un momento di festa in cui vivere, e quindi testimoniare liberamente, la capacità della fede e dell’esperienza cristiana di interloquire e di confrontarsi senza alcuna remora con la realtà del nostro tempo. Un’occasione in cui non doversi sempre difendere, non dover sempre replicare. Un momento di festa fraterna e gentile in cui rendere incontrabile da chiunque il bello e il buono che si viveva, e accogliere di gran cuore tutto ciò che di bello e di buono chiunque altro avesse da offrire.



L’immediato grande successo dell’evento ci fece scoprire che si trattava in effetti della risposta a un bisogno largamente sentito, e non solo dalla gente di Cl. Sin dalle prime edizioni fu infatti consistente la partecipazione e la frequentazione di persone che vivevano la fede in altri ambiti oppure anche si riconoscevano in tutt’altra visione del mondo.

Rispetto alla modestia della cultura di massa e alla marginalità di quella del “mondo cattolico” di allora, pescare negli ambienti della cultura accademica italiana sarebbe già stato un passo avanti. Viceversa il Meeting puntò subito ben più in alto. In primo luogo, anche se non solo grazie a Jaca Book, si caratterizzò in quegli anni per la sua capacità di portare in Italia ciò che di meglio si poteva trovare in ogni parte del mondo in quanto a cultura e a esperienze creative, originali, per molti versi di frontiera.



Pure sul piano politico nel senso più ampio del termine, in particolare grazie al contributo da un lato di ciò che oggi è la Fondazione Russia Cristiana e dall’altro del Centro Studi Europa Orientale, Cseo, venne dall’inizio proposto un orizzonte, assai nuovo per quegli anni, che andava ben oltre il campo chiuso fissato dalla Guerra fredda. L’importanza di tutto questo insieme di novità venne tempestivamente colta e sottolineata da Giovanni Paolo II con la sua storica visita al Meeting del 1982.

Più tardi insieme al successo di pubblico sopraggiunsero gli ardui problemi del rapporto con l’establishment politico, economico e accademico del Paese. Al di là dei modi diversi e più o meno brillanti con cui questi problemi sono stati via via risolti, il Meeting di Rimini resta intatto in quanto grande occasione di incontro o in ogni caso di confronto con la proposta cristiana sia per chi ci lavora che per chi lo visita. Nell’arco di pochissimi anni il numero dei visitatori crebbe sino a farlo diventare ciò che continua a essere fino ad oggi, ovvero il festival estivo di cultura e spettacoli più frequentato e seguito del mondo. Forse ancor più sorprendente e significativo è tuttavia il fatto che da quarant’anni non viene meno l’entusiasmo delle migliaia di volontari grazie ai quali ogni anno il Meeting viene organizzato, allestito e aperto al pubblico.

Come tutto ciò ha potuto accadere fino a oggi e come potrà continuare? Se è vero come è vero che la storia, la memoria non sono un fardello bensì una risorsa fondamentale per vivere il presente con occhi aperti sul futuro, riandare alle radici dei quarant’anni di Meeting sin qui trascorsi è una delle vie maestre da percorrere alla ricerca di risposte.  

Robi Ronza

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