Episodio choc avvenuto nelle notte del 2 novembre in quel di Genova: un uomo è morto dopo essere stato trafitto da una freccia scagliata con un arco. La vittima si chiamava Alfredo Javier Romero Miranda, ed è giunta in condizioni disperate presso il pronto soccorso San Martino di Genova, deceduta durante l’intervento chirurgico. Miranda, originario del Perù, viveva nel quartiere Marassi, ed è stato ferito a seguito di una lite avvenuta in centro storico, precisamente in vico Archivolto de Franchi. A colpirlo a morte, il 63enne italiano Evaristo Scalco, originario di Varese, in seguito arrestato e attualmente in carcere con l’accusa di omicidio.



Stando a quanto raccontato dallo stesso agli inquirenti, l’uomo avrebbe scagliato la freccia contro il peruviano per via dei forti rumori che provenivano dalla strada e che non lo lasciavano dormire. Inizialmente avrebbe chiesto di fare silenzio, ma la risposta, secondo la sua versione, sarebbe stata fatta di insulti e lanci di oggetti, persino un petardo. A quel punto il 63enne avrebbe imbracciato l’arco, facendo poi partire una freccia verso uno dei passanti, ferendo mortalmente Miranda Romero.



GENOVA, UCCISO CON ARCO E FRECCIA: IL COMMENTO DI GIOVANNI TOTI

Una volta lanciato l’allarme, sul luogo si sono sono presentati gli uomini del 118 nonché i carabinieri, che hanno disarmato l’arciere per poi arrestarlo con l’accusa di tentato omicidio, reato poi aggravatosi in omicidio quando è giunta la notizia del decesso del 41enne sudamericano. Sulla vicenda si è espresso anche il governatore della regione Liguria, Giovanni Toti: “Profondo dispiacere per l’assurda morte di Javier Alfredo Romero Miranda – ha scritto sul suo profilo Facebook – ucciso da una freccia scagliata da un folle (mi pare evidente)”.



“I nostri sanitari hanno fatto tutto il possibile per salvare questa giovane vita, ma non c’è stato nulla da fare. Spero che i magistrati applichino il massimo rigore per chi ha compiuto questo gesto sconsiderato e che nessuno lo giustifichi, anche indirettamente. Non esiste movida, rumore o qualsiasi altra situazione che possa giustificare una simile reazione. Collegare, in qualsiasi modo, un gesto omicida con il divertimento dei giovani, pure con tutte le sue problematiche, sarebbe il secondo elemento sconsiderato di questa triste vicenda”.