Zuckerberg nel mirino degli Usa. Come apprendiamo su Il Giornale 42 stati hanno intentato una causa contro Meta, la società che controlla i servizi di rete dei social Facebook e Instagram, oltre che dei sistemi di messaggistica istantanea Whatsapp e Messenger. Lo hanno annunciato nelle scorse ore i procuratori generali statali. L’accusa si fonderebbe sull’eccessiva dipendenza che i social network creano sui minori.
La portata di questa maxi-causa è sicuramente senza precedenti se pensiamo anche che il numero dei ricorrenti, già elevato, sembra aumentare ora dopo ora. L’accusa è quella di aver utilizzato le funzioni di Instagram e Facebook per attirare i bambini sulle sue piattaforme, pur dichiarando che si tratta di strumenti sicuri per i più piccoli. Inoltre, Meta avrebbe incluso funzionalità che avrebbero un impatto negativo sulla salute mentale dei giovani. L’azione legale è guidata da Colorado e California ma è stata presentata congiuntamente ad altri Stati presso la Corte del distretto settentrionale della California.
CAUSA CONTRO META: LE ACCUSE
Nelle carte dell’atto di citazione si afferma che Meta, soprattutto attraverso Facebook e Instagram, ha violato le leggi sulla protezione dei consumatori, catturando slealmente i bambini e ingannando gli utenti sulla sicurezza delle sue piattaforme. Nella denuncia, gli Stati che si sono rivolti al distretto di Columbia, affermano invece che Meta ha “progettato caratteristiche del prodotto psicologicamente manipolative per indurre i giovani utenti a un uso compulsivo e prolungato” di piattaforme come Instagram. Viene puntato il dito in particolare su funzioni come lo ‘scroll infinito’ e gli avvisi persistenti usati per attirare i giovani utenti.
Infine, i procuratori generali hanno anche accusato Meta di aver violato una legge federale sulla privacy online dei bambini, accusandola di aver raccolto illegalmente “i dati personali dei suoi utenti più giovani” senza il permesso dei genitori: “Meta ha sfruttato tecnologie potenti e senza precedenti per attirare, coinvolgere e infine intrappolare giovani e adolescenti” a “scopo di profitto“. Questo è quanto hanno dichiarato gli Stati nella loro causa di 233 pagine.
LA REPLICA DEL COLOSSO DI ZUCKERBERG
Dopo il polverone sollevato dalla Cnbc, che ha riportato nei dettagli tutta la vicenda, comprensiva anche del contenuto degli atti di citazione, non potevano mancare le repliche di Meta.
La società ha dichiarato di essere al lavoro per garantire un ambiente più sicuro per gli adolescenti sulle sue applicazioni e di aver introdotto più di 30 strumenti a supporto degli adolescenti e delle famiglie. In un recente comunicato dell’azienda si legge: “Siamo delusi dal fatto che, invece di lavorare in modo produttivo con le aziende del settore per creare standard chiari e adeguati all’età per le numerose applicazioni utilizzate dagli adolescenti, i procuratori generali abbiano scelto questa strada“.