49 milioni Lega, tensione tra Maroni e Giorgetti. Scontro nel Carroccio sui fondi pubblici ottenuti con una truffa ai danni dello Stato e che ha visto condannati in appello sia Bossi che Belsito. Al centro del battage due pezzi grossi del partito guidato da Matteo Salvini: l’ex governatore di Regione Lombardia Roberto Maroni e il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti. Tutto è nato dall’intervista rilasciata dall’ex sottosegretario ai microfoni de L’Espresso: «Sulla storia della truffa da 49 milioni la Lega era parte lesa, perciò i giudici avevano accolto la costituzione di parte civile che avevo fatto io. Così facendo saremmo stati considerati parte offesa e avremmo tutelato la Lega da azioni risarcitorie. Poi avremmo dovuto chiedere noi i soldi ai condannati. Ovviamente non avrei mai obbligato Bossi a ridarci alcunché, ma in questo modo avrei salvaguardato il partito. Poi Salvini l’ha ritirata, e il partito oggi paga le conseguenze di questa scelta».
49 MILIONI LEGA, SCONTRO MARONI-GIORGETTI
Salvini, come prosegue Maroni, ha ritirato la costituzione di parte civile una volta diventato segretario federale della Lega: «Io ho denunciato per infedele patrocinio Matteo Brigandì, lo storico avvocato di Bossi e della Lega, c’è una causa in corso. Proprio lui è andato da Salvini a chiedere di revocare la costituzione di parte civile, facendogli sottoscrivere una scrittura privata che impegna il partito a ritirare qualunque pretesa di risarcimento. Io non l’avrei fatto. Avevo detto a Salvini che non ero d’accordo. Ma lui ha fatto una scelta diversa. Diciamo che è stato mal consigliato». Non è tardata ad arrivare la replica di Giorgetti, come spiega Il Fatto Quotidiano: «Che fine hanno fatto quei soldi? Tutti i bilanci sono certificati e pubblici da quando divenne segretario Roberto Maroni, poi le inchieste possono andare avanti anche per decenni… finirà anche questa».