Il commercio di “passaporti d’oro” preoccupa l’Unione europea, secondo cui pone rischi a livello di sicurezza. Per questo promette di rafforzare i controlli sui visti. A svelare la portata di questo mercato è un rapporto pubblicato mercoledì dalla Commissione europea, da cui emerge che 5 stati dei Caraibi hanno venduto la cittadinanza a 88mila persone provenienti da paesi tra cui Cina, Russia, Siria, Iran, Iraq, Yemen, Nigeria e Libia, tutti paesi con alti livelli di corruzione percepita. Si tratta di Antigua e Barbuda, Grenada, St Kitts e Nevis, St Lucia e Dominica. Ogni passaporto ha un costo di circa 95mila euro.
Stando a quanto evidenziato dal Guardian, questo rapporto rivela come la Dominica, isola con una popolazione di poco più di 70mila abitanti, abbia rilasciato 34.500 passaporti, un numero quattro volte superiore al totale precedentemente divulgato. St Kitts e Nevis, con una popolazione di 48mila abitanti, ha rilasciato 36.700 passaporti, il doppio di quanto stimato fino al 2018. Sulla vicenda aveva già acceso i riflettori il Guardian insieme ad altre organizzazioni mediatiche in collaborazione con l’Organized Crime and Corruption Reporting Project (OCCRP). Infatti, aveva pubblicato l’inchiesta giornalistica “Dominica: Passports of the Caribbean“.
COMMISSIONE IN PRESSING SUL PARLAMENTO UE
La Commissione Ue ora propone di rivedere la regolamentazione, affermando di temere che i passaporti d’oro possano consentire «l’infiltrazione della criminalità organizzata, del riciclaggio di denaro, dell’evasione fiscale e della corruzione». Ad esempio, vuole avere il potere di sospendere l’esenzione dal visto per i paesi che vendono la cittadinanza ad acquirenti che non hanno un “vero legame” con il paese. Infatti, secondo i termini del piano della Dominica, gli acquirenti non hanno bisogno di avere una casa lì e nemmeno di visitare il paese.
«L’Ue dovrebbe avere la possibilità di sospendere l’esenzione dal visto per un paese terzo che sceglie di gestire un programma di cittadinanza per investitori in cui la cittadinanza viene concessa senza alcun legame reale con paese terzo interessato», scrive la Commissione in una proposta che chiede al Parlamento europeo di emanare una nuova legislazione. La commissione ha spiegato che coloro che hanno acquisito una seconda cittadinanza possono cambiare nome e identità, ciò potrebbe ostacolare i controlli alle frontiere e l’applicazione di sanzioni o mandati di arresto dell’Interpol.
“INASPRIRE REGOLE SUI VISTI”
«Abbiamo paesi all’interno del regime di esenzione dai visti con l’UE che vendono passaporti/cittadine a prezzi piuttosto bassi a persone che rappresentano rischi per la sicurezza o potenziali rischi per la sicurezza dell’UE», dichiara la commissaria europea per gli affari interni, Ylva Johansson, consapevole dei rischi a livello di sicurezza per quanto riguarda la possibilità di cambiare nome e identità più volte dopo aver ottenuto la loro cittadinanza. Inoltre, segnala che 150mila passeggeri hanno usato le modalità di viaggio senza visto per entrare in Europa e poi chiedere asilo. «Questo ovviamente non è il modo in cui dovrebbe essere utilizzato il viaggio senza visto».
Il rapporto segnala che «l’accesso senza visto all’UE non dovrebbe essere utilizzato come un bene commerciale da vendere e acquistare». Per Margaritas Schinas, vicepresidente della Commissione europea che sta coordinando i cambiamenti migratori, le regole vanno «inasprite». Anche se i viaggi senza visto hanno portato benefici all’Europa aumentando turismo e viaggi d’affari, l’Ue deve «assicurarsi che il nostro quadro politico sui visti non venga utilizzato in modo improprio».