E’ da tempo che i Doors sono al lavoro con un nuovo album (L.A Woman) ma il loro cantante non riesce a lavorare in studio. E’ sempre ubriaco, litiga con la sua ragazza, Pamela, e sembra aver perso anche la voglia di suonare con la sua band. I Doors decidono di prendersi una pausa e Jim vola con Pam a Parigi.

Oltre all’amore tormentato con Pamela, ciò che trascina Jim a Parigi è anche la voglia di evasione e il sogno di rifarsi una vita lontano dai riflettori. E poi a Parigi c’è arte, letteratura, il primo vero amore di Jim. I Doors hanno concluso  L.A. Woman ma a lui non importa, anche se sarà un bellissimo disco. E’ l’ultimo capitolo della sua breve vita.



Prima tappa della coppia è il lussuoso Four Seasons Hotel George V, una costruzione che risale al 1928 in stile art deco, dove Pamela già si recava nelle sue precedenti visite a Parigi. Qui la fidanzata eroinomane aveva intrecciato rapporti con spacciatori locali, come l’ambiguo ed elegante conte Jaime de Bretelle. Qui la ragazza poteva farsi lontano dalle luci e dalle conoscenze di Los Angeles. Immerso nel Triangolo d’Oro di Parigi, appena fuori dagli storici Champs-Elysees, le suite di grandi dimensioni dell’albergo con vista sulla Torre Eiffel danno il benvenuto dopo una giornata trascorsa a vagare per le pittoresche strade parigine. Qui Jim Morrison la raggiunge nel marzo 1971. Ci vuole un po’ prima che la coppia trovi un appartamento dove trasferirsi. E’ grazie ad un’amica di Pamela, una modella chiamata Elisabeth Lavriere – detta Zozo – che la coppia affitta un appartamento al civico 17 di RueBeautreillis nel Marais, oggi zona alla moda che ospita boutique di giovani stilisti, negozi vintage e ristorantini etnici.



Jim adora questo ex quartiere ebraico, la sua multiculturalità, i suoi antichi palazzi seicenteschi e soprattutto adora passeggiare su Rue Saint Antoineil, che offre diversi bar in cui sedere all’aperto per scrivere, fumare e bere mentre aspetta il ritorno di Pamela. Ma Jim Morrison era un vagabondo nato e non si preoccupava di dover alloggiare. Dopo un viaggio in Marocco con Pam, ad esempio, finì a dormire in una camera per studenti, un alloggio nemmeno troppo pulito, che si trovava al 214 di Rue St.Jacques, nel quartiere latino. Oggi qui sorge Le Petit Paris, un moderno e confortevole alloggio che ha preso il posto del vecchio Hotel De Medicis, mecca per i fan dei Doors.  Su youtube si trovano vecchi video che mostrano la stanza n. 4 in cui dormì il cantante dei Doors.



Pamela e Jim dopo un viaggio tra la Spagna e il Marocco, tornati a Parigi (è il maggio 1971) trovano il loro appartamento occupato dalla affittuaria Zozo e così si concedono qualche notte al Beaux Arts (13 di Rue des Beaux Arts) oggi riqualificato sotto il nome de LHotel, famoso per aver ospitato un altro illustre personaggio caro a Jim, il poeta Oscar Wilde, che morì proprio in questo hotel il 30 novembre del ‘900. Senza saperlo Jim e Pamela dormirono in quella stanza da letto. Jim è sepolto non molto distante da Oscar Wilde, nel cimitero di Père Lachaise.

Di giorno Morrison girovagava per la capitale francese in cerca di ispirazione poetica: si dice che scrisse una poesia sui gradini che portano alla famosa Basilica del Sacre-Coeur. Un altro suo luogo di interesse era al civico 17 di Quai D’Anjou: l‘Hôtel de Lauzun, dove si rifugiava Charles Baudelaire, uno dei suoi poeti francesi preferiti. Faceva la spesa  al mercato del Marais, acquistava formaggio presso Les Fils Pervrier al 43 di Rue Saint Antoine, vino bianco da Vin des Pyrènèes al 25 di Rue Beautillis. Il ristorante Le Beautreillis  (civico 18 di Rue Beautreillis) poco distante da casa sua dove la coppia andava spesso oggi non esiste più, restano aperti invece il Café de Flore (il preferito di Pamela) e lo storico Les Deux Magots (frequentato da numerosi turisti) di cui Jim apprezzava l’arte Deco della sua architettura e il cibo: adorava cenare in questo ristorante.

Se durante il giorno, come una sorta di dottor Jekyll e  mister Hyde, Jim cercava di mantenere una immagine salubre, ma non del tutto perché comunque beveva sempre parecchio, di notte ricadeva nei suoi incubi e veniva fuori la sua parte malata. Al civico 57 di Rue de Seine si trovava il Rock’n’Roll Circus, un live club in cui era facile trovare musicisti famosi ma anche spacciatori di eroina. Secondo Sam Bernett – amico di Jim – il cantante potrebbe essere morto proprio qui dentro, e non nella vasca da bagno del suo appartamento, a causa di una overdose di eroina. O comunque sia stato trascinato nella vasca da bagno piena d’acqua, un metodo usato spesso per far riprendere chi aveva avuto una overdose. L’amico sostiene che la morte avvenne nel bagno del locale e che furono i due spacciatori, che avevano venduto la dose al cantante, a portarlo a casa. Un patto di silenzio tra i due e il gestore del locale tenne lontani polizia, giornalisti, fotografi dal locale della Rive Gauche. 

Già ad aprile Jim Morrison accusava forti segni di asma e problemi di respirazione dovuti all’alcol e al fumo. I viaggi in Marocco e Spagna consigliati dai medici non servirono granché.

Il 28 giugno, Pam, Jim e un loro amico, Alain Ronay, allora compagno di della fotografa e cineasta Agnès Varda a cui Jim si era rivolto per riprendere in mano i suoi studi cinematografici, fecero una breve gita a 20 chilometri circa a nord di Parigi, a Saint-Leu-d’Esserent, dove Ronay scattò alcune foto dei due, le ultime che immortalano Jim vivo. Il cantante dei Doors, gonfio e con lo sguardo perso, è vestito come un classico studente americano, una bella camicia rosa e un maglioncino legato al collo. Si sforza di sorridere accanto a Pam, o forse è davvero sereno, quel giorno.

Il 2 luglio, Ronay dichiarò di aver salutato Jim per l’ultima volta nel pomeriggio, descrivendolo tossicitante, gonfio e con un brutto aspetto. Secondo la versione ufficiale, Pam dichiarò che la sera del 3 luglio uscì con Jim per vedere il film Notte senza fine in un cinema lì vicino, per poi rientrare entrambi all’una di notte circa.

Andarono a letto, ma Jim non riusciva ad addormentarsi, tossiva e aveva la nausea così disse che si sarebbe fatto un bagno caldo per rilassarsi. Rifiutò il consiglio di lei di chiamare un medico.

Pam si sveglia la mattina alle 6 e Jim è ancora nella vasca, il capo reclinato da una parte, una specie di sorriso sul volto. Non dà alcun segno di vita. Spaventata e scioccata, telefona all’amico Jean de Breteuil che era insieme a Alain Ronay. I due pensano di chiamare i vigili del fuoco (perché non un medico?) che giungono alle 9 e 24. Tentano di rianimarlo. Alle 9 e 45 giunge un ispettore di polizia e finalmente all 11 il medico legale Max Vassalle che dichiara la morte di Morrison dopo una frettolosa analisi per infarto e arresto cardiaco.

Secondo il vigile de fuoco che aveva cercato di rianimarlo, il medico invece sarebbe arrivato solo nel pomeriggio. Il giorno dopo, il 4 luglio, viene organizzata una veglia funebre, la cassa disposta nel soggiorno. Ronay telefona allora al manager dei Doors Bill Siddons che vola subito a Parigi, mantenendo il segreto con la stampa di quello che stava succedendo. Quando arriva a Parigi, la salma era già stata chiusa nella casa. Solo Pamela e Ronay avevano visto il cadavere di Jim Morrison, nessun altro lo ha mai visto morto.

La sepoltura di Jim Morrison si tiene alle 9 del mattino del 7 luglio al cimitero di Père-Lachaise, uno dei pochi della città francese dove si potevano seppellire gli stranieri, nella seconda fila del settore n. 6, alla confluenza con i settori 5-14-16, senza rito religioso e senza lapide (solo una croce e il nome). La cerimonia durò solo pochi minuti, senza nemmeno aspettare il termine dell’inumazione, ed alla presenza di pochissimi: Bill Siddons, Alain Ronay, Pamela Courson, Agnès Varda e la canadese Robin Wertle, la segretaria di Jim a Parigi. Pamela recitò i versi finali del poema “Celebrazione della Lucertola”:

«Ora giunge la notte con le sue legioni purpuree/ Tornate alle vostre tende e ai vostri sogni/ Domani entreremo nella città della mia nascita/ Voglio essere pronto»

I misteri sulla morte di Jim Morrison sono tanti e non saranno mai risolti. Le ultime ore di vita si basarono soltanto sulle testimonianze di Pamela, la quale fece anche trascorrere un insolito tempo nello scoprire il cadavere e nel chiamare aiuto al telefono. Inoltre, non solo le indagini furono sommarie e il medico legale fosse giunto in ritardo, ma questi fece altresì una relazione clinica piuttosto superficiale: non furono né approfondite le cause dei lividi, parlando semplicemente di un arresto cardiaco, né fu eseguita nessuna autopsia o esame tossicologico; le indagini furono frettolosamente chiuse qualche giorno dopo con la firma dell’autorizzazione alla sepoltura, ed infine la notizia ufficiale della morte fu diffusa soltanto a funerale avvenuto.

L’ipotesi della morte per overdose di eroina nel tempo ha preso sempre più quota, al punto che anche il batterista dei Doors, John Densmore, si dice convinto. Jim aveva paura degli aghi di siringa, ma l’eroina si può sniffare o ingerire. Quella sera Morrison secondo alcune testimonianze venne visto al Rock’n’roll Circus, locale dove si recava spesso, la sua morte fu  una “copertura” cinica e improvvisata, favorita da procedure volutamente permissive delle autorità locali, per far sì che l’overdose di eroina della rockstar americana, che avrebbe avuto pesanti implicazioni criminali e finanziarie, fosse ufficialmente dichiarata un comune attacco di cuore. D’altro canto, Jim era il figlio di un importante generale americano. C’è chi dice infatti che intervenne lo stesso Ministro degli Interni francese dell’epoca, Raymond Marcellin, che mise a tacere l’intera vicenda per non incorrere in uno scandalo mediatico.

Pamela sarebbe morta per overdose tre anni dopo, nel 1974, portandosi nella tomba la verità su cosa fosse successo quella notte. Che il caso rimanga aperto per sempre, lo testimoniano le inquietanti parole di un’altra celebrità, Marianne Faithfull, tossicomane anche lei, che aveva una relazione con Jean de Breiteuil. Disse che era stato lui a fornire a Morrison l’eroina che lo uccise: “Voglio dire, sono sicura che sia stato un incidente. Povero bastardo. La dose era troppo forte? Sì. Ed è morto”. Quell’estate a Parigi, c’era una versione potente della droga che faceva il giro, conosciuta come China White.

Comunque siano andate realmente le cose, forse c’è da condividere la considerazione finale dei biografi Hopkins-Sugerman, secondo cui “a meno che non si tratti di un omicidio, poco importa come sia morto – un’overdose di qualcosa, un infarto, o semplicemente si sia ubriacato a morte (come in molti dapprima sospettarono). La questione di fondo resta quella del ‘suicidio’. In un modo o nell’altro, Jim è morto per autodistruzione, e scoprire in quale maniera è solo questione di determinare il calibro della metaforica pistola che lui stesso si è puntato alla tempia”.

Come ha detto Ray Manzarek, “Non sappiamo cosa sia successo a Jim a Parigi. Ad essere onesti, non credo che lo sapremo mai. Voci, allusioni, bugie egoistiche, proiezioni psichiche per giustificare bisogni e malattie interiori e semplicemente stupidaggini offuscano la verità. Ci sono troppe teorie contrastanti”.

Questa è la fine, mia cara amica.

L’assassino si è svegliato prima dell’alba

Si è messo gli stivali

Ha preso una faccia dall’antica galleria

E ha camminato lungo il corridoio

Entrò nella stanza dove viveva sua sorella, e poi…

Ha fatto visita a suo fratello, e poi lui

Camminò lungo il corridoio, e nella sala

E venne a una porta

E ha guardato dentro

“Padre?” “Sì, figliolo?” “Voglio ucciderti”

“Mamma? Voglio…”

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