La Germania ha appena annunciato un piano di stimolo economico da 50 miliardi di euro a meno di un mese dalle “smentite” di Angela Merkel. Evidentemente la situazione è molto grave e stanno emergendo tutte le fragilità di un modello apparentemente solidissimo e in realtà basato sulla supposta incoscienza altrui, oltre che sulla “ingenuità” dei partner commerciali.
Giusto ieri un noto organo di stampa del sovranismo globale, il New York Times, ha ospitato un intervento di un noto e facinoroso esponente del populismo mondiale, Paul Krugman, con questo titolo: “Il mondo ha un problema tedesco”. Krugman spiega che l’Europa e la Germania hanno “un’ossessione rovinosa per il debito pubblico”, che solo in Europa si è vista vera austerity nel 2010 dato che la Germania ha “forzato le nazioni indebitate del sud Europa a punitivi e distruttivi tagli di spesa”.
Krugman mette a nudo le contraddizioni dell’euro quando accusa la Germania di aver “eliminato il suo deficit quando la disoccupazione europea era all’11%”. Facciamo qua un piccolo inciso per chi, ancora nel 2019, non capisce o fa finta di non capire cosa sia l’euro e come funzionino le unioni monetarie. I “lazzaroni” greci o lombardi così come la stirpe eletta degli ariani convivono e convivranno per le prossime “n” generazioni all’interno della stessa area con la loro inferiore o superiore etica del lavoro. È proprio per questo che l’euro, correttamente, sanziona i surplus commerciali interni come illegali. Senza queste sanzioni le aree a bassa produttività si sarebbero consapevolmente condannate alla scomparsa il secondo stesso dell’entrata nell’euro, tanto più se l’euro non ha meccanismi efficienti di redistribuzione interna.
La soluzione di Krugman alla crisi europea e di fronte allo spettro di una recessione globale è l’ovvietà di qualsiasi economista che non sia in malafede o vittima inconsapevole dell’ideologia europea e cioè stimolare l’economia con più spesa, soprattutto per infrastrutture. L’ostinatezza tedesca, ci ricorda Krugman, è pagata dai suoi vicini europei. Di fronte a questa evidenza, a una visione ormai consolidata tra gli economisti sull’assurdità dell’approccio tedesco e sulle conseguenze dell’austerity, sicuramente prevedibili nelle sue conseguenze politiche nell’élite europea e italiana che l’ha attuata, la risposta degli ultimi giapponesi che, solo in Italia, combattono per difendere tutto questo è già ora grottesca.
Non si può, infatti, dire l’indicibile e cioè che se l’Italia non fa spesa in questa fase si ritroverà con un deficit su Pil molto peggiore di quello attuale, come accaduto nel 2011/2012, e che porre limiti perché il debito è alto è oltre l’assurdo in un mondo dove migliaia di miliardi di obbligazioni hanno rendimenti negativi e dove tre delle quattro macro aree globali hanno debiti pubblici esplosi e in esplosione, Stati Uniti, Cina e Giappone, e dove la Francia, l’altra metà del centro carolingio, è nella stessa situazione in cui era l’Italia nel 2010, ma con deficit molto peggiori. Invece ancora oggi, assistiamo a tesi per cui l’Italia non dovrebbe fare spesa buona. Ma la ragione non è affatto tecnica, come ci suggerisce Krugman, ma tutta politica.
Infatti, dire l’indicibile vorrebbe dire che la polemica con l’Europa del “nazista” Salvini è tutto sommato giusta e che quanto fatto nel 2011, da chi l’ha fatto e accettato, è stata una pazzia che ha avuto come unico risultato quello di colonizzare l’Italia e legarla all’Europa con il piccolo dettaglio che “l’Europa”, il centro franco-tedesco, non ha onorato la sua parte scambiando distruzione della domanda e deflazione dell’Italia con investimenti e riduzione dei surplus commerciali; che rimangono illegali e soprattutto esiziali per lo sviluppo armonico dell’unione. La paura di legittimare l’avversario pur sapendo che su queste cose ha ragione e che l’Europa non è il raduno delle dame di San Vincenzo che ci hanno detto impone di continuare a negare l’evidenza. Sarà per questo che i sondaggi sono quello che sono e la ragione per cui la gente “se ne frega alla grande” di quello che dice la sedicente e “democratica” élite.
Da ultimo diciamo questo: la Germania non è mai stata così fragile e “ricattabile” come oggi negli ultimi 30 anni. I francesi lo sanno benissimo e spendono alla grande, in spesa corrente, sapendo che oggi in Europa nessuno, tanto meno la Germania, ha la forza di imporre alcunché. Invece di fare quadrato, in Italia si lavora per ottenere lo scalpo sovranista pagando con la moneta dell’austerity.