Un «documento segreto» confermerebbe che il premier Giuseppe Conte ha aperto al 5G cinese. Lo rivela La Verità, spiegando che la sera del 7 agosto il presidente del Consiglio e il ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli hanno autorizzato Tim a usare le Reti sensibili del 5G tecnologia Huawei con una serie di prescrizioni. Lo avrebbero fatto firmando un Dpcm che contiene il parere del comitato del comitato del golden power. Ma il governo non fa alcun riferimento al testo nel comunicato stampa e non è neppure in Gazzetta Ufficiale. Eppure, spiega il quotidiano, è efficace dall’8 agosto. A nulla sono serviti evidentemente gli allarmi fatti scattare dagli Stati Uniti, né la decisione del Regno Unito di mettere al bando la tecnologia cinese per le prossime reti 5G. Se da una parte il documento ritiene necessario esercitare poteri speciali di controllo, al tempo stesso avvierebbe prescrizioni di prassi. La Verità parla, infatti, di un Dpcm che impone monitoraggi che riportano tutto nell’ambito del rispetto della toolbox Ue approvata nel gennaio scorso.



“DOCUMENTO SEGRETO SU 5G, CONTE APRE A HUAWEI”

La Verità omette per motivi di riservatezza i dettagli tecnici che emergono nelle tre pagine di allegati di questo documento, ma d’altra parte rileva il corretto rispetto formale di tutte le norme finora approvate. Quindi, per quanto concerne le attività e le scelte di un’azienda privata e i controlli sulla sicurezza nazionale, la forma è rispettata. Inoltre, visto che l’uso della golden power è una materia in via d’evoluzione e sarà una legge cristallizzata solo nei prossimi mesi, teoricamente il governo potrà imporre scelte più rigide anche in modo retroattivo e far quindi decadere, ad esempio, i contratti già firmati con Huawei. Da un punto di vista politico, però, sarà difficile giustificare un cambio di rotta e costringere aziende private a buttare via soldi spesi in investimenti già avviati per il 5G cinese. Per questo il quotidiano lo definisce un «salvagente politico» del governo Conte. Sarà però interessante capire la reazione americana al tentativo del premier Giuseppe Conte di tenere il piede in due staffe, oltre che all’interno della maggioranza, col Pd “atlantista” scavalcato dalle mosse grilline del Mise e della Farnesina. Intanto la Lega già attacca.

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