Il governo Meloni alza i limiti elettromagnetici per gli impianti di telefonia mobile. Ieri è stato approvato dalla commissione Industria del Senato l’emendamento a prima firma Salvo Pogliese (Fratelli d’Italia), che porta la soglia di attenzione da 6 a 15 volt/metro. Come evidenziato dal Sole 24 Ore, è un valore al di sotto da quello raccomandato a livello Ue e applicato da quasi tutti i Paesi europei, ma va detto in alcuni di essi si usa un metodo di misurazione non comparabile a quello italiano. Subito sul piede di guerra ambientalisti e opposizione. I membri di M5s, Pd e Avs in commissione Industria del Senato parlano di un «serio pericolo per la salute in assenza di un dettagliato approfondimento». Ma l’istruttoria condotta dal ministero delle Imprese e del made in Italy è arrivata a conclusioni diverse.



Infatti, in una relazione sul tema richiama le linee guida internazionali Icnirp del 2020 da cui emerge la «conferma che non ci sono evidenze di effetti avversi sulla salute a livelli di esposizione inferiori ai limiti fissati» dallo stesso organismo nel 1998 (61 volt/metro nell’intervallo di frequenze 100khz-300ghz). In ottica precauzionale, l’Italia abbassa di un quarto i limiti della raccomandazione Ue, portandoli a 15 volt/metro, che è comunque più del doppio del’attuale soglia di 6 v/m. Questo valore, misurato nelle 24 ore, non va superato nelle aree all’aperto intensamente frequentate e in quelle con permanenze prolungate di almeno quattro ore.



URSO “RECUPERIAMO RITARDI DECENNALI”

L’emendamento sul 5G era pronto da alcuni giorni, ma il testo è stato poi leggermente riformulato, spiega il Sole 24 Ore. Il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso «parla di una misura per recuperare ritardi decennali e per non frenare lo sviluppo delle reti 5G nelle aree urbane». L’approvazione arriva dopo almeno due tentativi andati a vuoto, anche per tensioni all’interno del governo, soprattutto con l’area della Lega che è più radicata a livello di enti locali. L’innalzamento a 15 volt/metro diventerà automatico solo se, trascorsi 120 giorni, non ci sarà un adeguamento, «secondo le più recenti evidenze scientifiche», sulla base dell’attuale e complesso meccanismo che prevede un Dpcm dopo pareri di un comitato interministeriale, delle commissioni parlamentari e delle Regioni.



Dell’innalzamento dei limiti si è discusso anche nei mesi scorsi nel tavolo sulla rete Tim, che ha posto un intervento normativo tra le priorità in vista del riassetto per lo scorporo e la cessione al fondo Kkr con la partecipazione del Mef. Stessa linea per gli altri operatori coinvolti nello sviluppo delle reti 5G. Asstel, associazione di settore, evidenzia gli effetti positivi dell’intervento, perché servivano 1,3 miliardi a operatore per gli extracosti per sviluppare la rete 5G, in particolare per reingegnerizzare i siti esistenti o reperire quelli nuovi.