Matteo Salvini, nel corso della puntata di “Porta a Porta” andata in onda su Rai Uno nella seconda serata di ieri, giovedì 6 maggio 2021, ha commentato alcuni sondaggi condotti da Euromedia Research su commissione della trasmissione di Bruno Vespa. In particolare, alla domanda relativa all’abolizione del coprifuoco, attualmente in vigore dalle 22 alle 5, gli intervistati hanno risposto così: “Va eliminato” (34,4%), “va spostato alle 23 o a mezzanotte” (33,4%) e “non deve essere eliminato” (28,2%). Senza opinione il 4% degli italiani.



La seconda domanda posta agli intervistati è stata la seguente: “In base all’attuale quadro pandemico, quando dovrebbe riaprire il Paese?. Il 40,4% ha risposto “quando si sarà vaccinato un numero sufficiente di persone”, il 31% “quando contagi e decessi si saranno notevolmente abbassati”, il 24,3% “subito” e il 4,3% ha preferito non manifestare la propria opinione.



SALVINI: “BASIAMOCI SUI DATI SCIENTIFICI”

Prima che Matteo Salvini commentasse questi esiti, è intervenuta Alessandra Ghisleri, direttrice di Euromedia Research, la quale ha sottolineato come da queste risposte si possano trarre due informazioni interessanti: “Il 67,8% degli italiani vuole almeno uno spostamento del coprifuoco alle 22, percentuale cresciuta quasi del 14% nel giro di pochi giorni. Inoltre, più del 72% delle persone ha ancora paura di essere infettato: vuole la libertà, ma tutelando la propria salute e quella dei propri cari”. A quel punto, il leader della Lega ha asserito: “Se aumenteranno guariti, dimessi e vaccinati e se avremo messo in sicurezza i nostri genitori, avremo fatto un bel salto in avanti. Il diritto alla libertà si deve fondare su dati scientifici, sui numeri degli ospedali e delle terapie intensive. Se da un mese a questa parte, per fortuna, la situazione è tremendamente migliorata, bisogna prenderne atto”. Poi, la stoccata al ministro della Salute, Roberto Speranza: “La Lega è il movimento della concretezza, non si può pretendere tutto e subito, ma c’era qualcuno del Governo che diceva ‘ne riparliamo a giugno o a luglio’. Essere ritornati a lavorare in tante realtà da metà aprile è una vittoria per gli italiani. Il diritto alla salute convive con il diritto al lavoro e alla libertà. Il problema è vivere, tornare a vivere, senza discriminazione tra le categorie di lavoratori”.

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