Secondo un’indagine recente, 8 giovani su 10 ritengono lo psicologo utile e 7 su 10, se potessero, ci andrebbero, ma non tutti possono permetterselo. È quanto ha affermato ai microfoni dell’agenzia di stampa LaPresse David Lazzari, presidente nazionale dell’Ordine degli Psicologi, in occasione della Giornata mondiale della salute mentale 2022. “Nel 70% dei consultori familiari non ci sono psicologi – ha aggiunto –. I servizi di salute mentale si occupano solo delle tematiche più gravi. Ma i giovani vogliono qualcuno che li aiuti, li guidi e non che li curi. Lo psicologo serve soprattutto per promuovere le risorse e aiutare lo sviluppo”.



Per questo motivo, il presidente degli Psicologi ha veicolato il proprio appello: “Chiediamo al nuovo governo maggiore attenzione sul tema. Bisogna fornire gli strumenti per trattare il disagio psicologico nei giovani, ma soprattutto per aumentare la loro capacità di resilienza in un’ottica di prevenzione. Per questo sosteniamo la figura dello psicologo di base, quindi gratuito, da affiancare al pediatra e al medico di famiglia”.



GIOVANI E PSICOLOGO, LAZZARI (CNOP): “FONDAMENTALE PROMUOVERE RESILIENZA”

La pandemia ha messo a dura prova i giovani, ha poi spiegato Lazzari ad Adnkronos Salute, che non rinuncerebbero allo psicologo, se potessero: “Faticano, non hanno le certezze delle generazioni precedenti, le agenzie educative tradizionali sono in crisi. È una situazione che va compresa e rispetto alla quale vanno trovate soluzioni, non solo per la cura, ma anche per mettere in campo un’articolata strategia preventiva. Alcune indagini indicano anche forme di malessere per un giovane su due”.



Ecco che per il presidente Cnop diventa fondamentale promuovere “la resilienza. Serve prevedere nella scuola e nei servizi sanitari momenti per intercettare precocemente il disagio e per offrire sostegno. E, quando serve, anche la terapia. Se il bonus psicologo ha avuto centinaia di migliaia di richieste, è perché offre risposte che nel pubblico sono molto carenti. Ma il tema, ripeto, non può essere trattato solo a valle, nel potenziare le cure, ma deve essere affrontato anche a monte, incentivando modalità utili, come la resilienza appunto, alla stregua di quello che si fa per gli stili di vita per il benessere fisico”.