Lo storico Moshe Zimmermann, in una intervista ad Avvenire, ha parlato di ciò che ha significato l’attacco del 7 ottobre in Israele per la storia: “È in quel momento che si è infranta la promessa del sionismo, che è nato per salvare gli ebrei dalle persecuzioni sofferte in duemila anni di diaspora. L’eccidio di Hamas ha messo in discussione la soluzione sionista: la creazione di uno Stato nazionale – modellato sull’esempio di quelli del Vecchio Continente – come alternativa alla discriminazione e all’annientamento. Israele non ha dato agli ebrei la sicurezza. Anche nel proprio Paese gli ebrei possono essere massacrati”.



Il pretesto, agli occhi dell’esperto, non è però valido per giustificare quanto sta avvenendo ad oggi. “La reazione con la guerra nella Striscia di Gaza è del tutto irrazionale, priva di obiettivi chiari se non quello di ottenere una vendetta”, ha sottolineato. La risposta dovrebbe essere piuttosto diversa. “È necessario affrontare la questione palestinese e risolverla secondo la modalità indicata dal diritto internazionale. Ovvero con la creazione di due Stati, indipendenti e sovrani, con uguali diritti e doveri”.



Lo storico Zimmermann promuove la teoria dei due Stati tra Israele e Palestina

Israele tuttavia non sembra essere intenzionato a prendere in considerazione la soluzione dei due Stati. “Il sionismo ridefinisce la comunità ebraica non più su base religiosa bensì nazionale. Il modello è il nazionalismo europeo e, come quest’ultimo, si batte per l’auto-derminazione: uno Stato che garantisca diritti e sicurezza. Il sogno si è materializzato, però, in una terra – scelta per il legame forte con il popolo ebraico – che, nel frattempo, era stata abitata da un’altra comunità”, ha spiegato lo storico Moshe Zimmermann.



È così che lo scontro ha prevalso sulla coesistenza. Lo spartiacque è stato il 1967 quando il sogno di uno Stato in Israele si è trasformato nel sogno di avere tutta la Palestina storica. In nome di questo si è iniziato a tollerare la repressione e l’occupazione. Il proprio diritto all’esistenza ha iniziato a prevalere su ogni altro diritto, a partire da quello all’esistenza del popolo palestinese. La prerogativa dell’auto-derminazione, tuttavia, non è esclusiva: è sempre in dialogo con l’altro”. È per questo motivo che questa ipotesi dovrebbe essere rivalutata.