Riuscire a guarire dal Covid è la fine di un incubo per molti malati, specie quelli che finiscono in ospedale. Il momento delle dimissioni rappresenta una sorta di liberazione, ma non è così semplice. E l’infezione c’entra poco. Ci sono, infatti, sette lunghi passaggi burocratici che vanno compiuti per ottenere le dimissioni dagli ospedali. Lo evidenzia il Corriere della Sera, spiegando che nella Regione Lazio il medico ospedaliero di reparto o di pronto soccorso deve compilare un’apposita scheda informativa che poi va inviata al BMPO, cioè il bed managar di presidio ospedaliero, a cui propone le modalità delle dimissioni. Questi a sua volta deve inserire nella piattaforma COA, cioè centrale operativa dell’azienda, il nome del paziente tramite un modulo online. Seguono poi almeno altri 7 passaggi amministrativi conditi da telefonate ed e-mail. La procedura poi prevede l’entrata in scena di altre figure sanitarie, come infermieri, coordinatore del distretto e medici di famiglia. Sempre che tutto vada a buon fine e non si debba ripartire dall’inizio se il percorso precedente non rispetta le condizioni necessarie.



COVID E BUROCRAZIA: “PER DIMISSIONI PASSANO GIORNI…”

La difficoltà delle dimissioni dagli ospedali è solo uno degli esempi di una burocrazia che incide nel rallentamento delle stesse dagli ospedali. Ciò poi ha effetti inevitabilmente sulla disponibilità di posti letto per nuovi malati. Il meccanismo sopra riportato è contenuto nell’ordinanza della Regione Lazio del 5 novembre in merito a «ulteriori misure per la prevenzione e gestione dell’emergenza epidemiologica». Un documento che conferma quanto sia necessario alleggerire operazioni che appesantiscono il carico di lavoro degli operatori tra procedure farraginose e stressanti. «Per arrivare a una dimissione passano giorni. Questa attività richiede l’impegno di personale sanitario e medici che vengono sottratti al prezioso contributo in reparto», ha dichiarato Dario Manfellotto, presidente della federazione dei medici internisti ospedalieri Fad, il quale ha denunciato la situazione in una lettera aperta con Antonello Pietrangelo del Simi, Raffaele Antonelli Incalzi della società di geriatria, gli infermieri di Animo e Sigot (geriatria ospedale e territorio).

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