La guerra in Ucraina sta avendo delle conseguenze dirette sui consumi degli italiani. Stando ad un recente sondaggio pubblicato dal Corriere della Sera, il 75 per cento circa dei nostri connazionali ha deciso di ridurre i consumi. Dopo un 2021 che tutto sommato aveva fatto registrare un andamento positivo per l’economia, con l’avvento del nuovo anno l’incremento dei costi dell’energia e il conflitto nell’est Europa hanno fatto crescere le preoccupazioni dei cittadini del Belpaese per le ripercussioni economiche, pari al 46%, più alte rispetto ad una preoccupazione che l’Italia entri in guerra, il 35 per cento.



Il 42 per cento si aspetta invece un peggioramento della situazione personale, un dato che stride con i numeri dello scorso dicembre, quando i pessimisti si erano fermati al 23 per cento. La maggior inquietudine è ovviamente fra le persone di condizioni medio bassa, 48 per cento, o bassa, 57 per cento, con la paura che si acuiscono ulteriormente i divari fra i più abbienti e quello meno. Come detto in apertura, tre su quattro, il 75%, hanno già messo in atto dei cambiamenti del loro stile di vita e di consumo, a cominciare dal limitare gli spostamenti (il 30%), mentre il 19 per cento farà delle scorte alimentari superiori a quelle solite, e il 19 per cento ridurrà il riscaldamento di almeno due gradi.



GUERRA IN UCRAINA, CONSUMI RIDOTTI: IL 12% DEGLI ITALIANI PENSA CHE LE MISURE DEL GOVERNO SIANO SUFFICIENTI

Il 15 per cento ha invece deciso di rinviare degli acquisti importanti che erano stati programmati, mentre il 10 per cento farà lo stesso con degli investimenti finanziari, e sempre il 10 per cento probabilmente non andrà in vacanza. C’è poi una piccola parte di italiani che adatterà comportamenti da “economia di guerra”, come ad esempio prelevare una quota rilevante dei propri risparmi della propria banca (il 7%), ma anche acquistare pastiglie di iodio da assumere in caso di radiazioni (4%).



Nel sondaggio del Corriere della Sera vengono riportati anche i numeri relativi al giudizio degli italiani verso le misure messe in atto dal governo, e solo il 12 per cento degli intervistati considera le manovre sufficienti, mentre il 42 per cento è convinto che le misure saranno insufficienti ma che non si possa fare di più, infine il 25 per cento si dice decisamente critico verso il governo.