Max Pezzali e Mauro Repetto: Hanno ucciso l’uomo ragno la canzone del loro avvio fortunato

883 e Hanno ucciso l’uomo ragno: la hit del 1992 è una delle canzoni più amate e cantante del duo composto da Max Pezzali e Mauro Repetto. Correva l’anno 1992 quando in tutte le radio impazzava questo brano che è stato il singolo apripista del progetto discografico del duo musicale di maggior successo della musica italiana. Il brano, secondo singolo dell’omonimo album pubblicato nel 1992, è ancora oggi una delle canzoni più amate del duo e di Max Pezzali che, da quando ha cominciato la sua carriera solista, la canta durante i suoi concerti. Ma a chi è dedicata questa canzone?



A rivelarlo in diverse occasioni è stato proprio Max Pezzali che durante un’intervista rilasciata a “Il Tempo” ha detto: “avevamo un contratto con la Warner Chappell che ci dava molto poco economicamente, ma che ci costringeva a scrivere dodici pezzi l’anno, pena una multa salatissima. Così la necessità e la pressione ci hanno costretto a tirare fuori una buona idea. Era un periodo in cui il supereroe della Marvel non aveva molta fortuna in Italia, inoltre non era ricco come Batman e Ironman. Era un poveraccio, oggi lo definiremmo un precario”.



Come è nata Hanno ucciso l’uomo ragno degli 883? Le parole di Max Pezzali

Come è nata Hanno ucciso l’uomo ragno degli 883? A rivelarlo è stato Max Pezzali che ha raccontato come tutto sia partito per puro caso in una cantina dove si incontrava spesso con il collega Mauro Repetto per scrivere le canzoni. “Andammo al “Bar del Turista” a Pavia, era pomeriggio, ci prendemmo il panino piccante, pancetta e tabasco, una roba da peritonite fulminante. Eravamo lì con un taccuino, ma la canzone non veniva. Ci arrendemmo. Poi la sera di rientro a casa mia madre aveva preparato il minestrone che, unito al panino piccante di prima, non vi dico la sensazione” – ha detto Max Pezzali, ma ad un certo punto ecco che è nata l’intuizione.



“A tavola all’improvviso, un po’ anche per i fumi del tabasco, mi è venuta una frase: “Hanno ucciso l’Uomo Ragno, chi sia stato non si sa”. A quel punto sono corso in cameretta e la canzone si è generata da sola, di strofa in strofa e, due anni dopo, ci portò una fortuna incredibile. Quindi il merito va a tabasco, pancetta e minestrone” – ha detto l’artista che parlando del brano ha aggiunto: “l’Uomo Ragno rappresentava la purezza adolescenziale ammazzata dal mondo degli adulti. Forse non è morto. Mi piace pensare che sia ancora da qualche parte a coltivare il sogno, la chimera…”.