I farmaci sono, volente o nolente, tra le cose più acquistate e consumate, ma anche altrettanto sprecate. Si stima, infatti, che circa 1 ultra sessantacinquenne su 10 consumi, in un singolo giorno più di 10 pastiglie diverse. Tuttavia, il 40% delle assunzioni sono, per così dire, scorrette, tra dosi scordate, terapie interrotte o eccessivamente prolungate e, soprattutto, sprechi, dato che 1 pastiglia su 10 in medi finisce buttata.
Ad incidere sulle spreco di farmaci ci sono, da un lato, le aziende che producono scatole troppo grandi, o troppo piccole, rispetto ai giorni di terapia indicati, ma anche la data di scadenza riportata sulla confezione. Lo spreco, complessivamente, costa attorno ai 2 miliardi di euro l’anno, rispetto ai 23,5 miliardi complessivamente spesi dallo Stato nel 2022. Uno sperpero, insomma, che costa il 10% della spesa complessiva. Come ridurlo? Secondo la Food and drug administration americana (Fda) è semplice, perché basterebbe imprimere sulle confezioni dei farmaci date di scadenza più veritiere. Un recente studio, infatti, ha dimostrato che un abbondante 95% delle pastiglie cestinate perché scadute, in realtà, sono ancora perfettamente funzionati, anche dopo diversi anni dalla data indicata sulla confezione.
Fda: “95% dei farmaci funziona dopo un anno dalla scadenza”
Per verificare quanto la data di scadenza dei farmaci sia attendibili, la Fda ha preso in analisi diversi lotti scaduti presenti nei magazzini americani, scoprendo che circa 9 pastiglie su 10 avevano conservato la loro efficacia anche a distanza di un anno dalla data stimata. Quest’ultima tuttavia, precisa la Fda, non va intesa come la completa perdita di efficacia del potere curante, quanto piuttosto come la ‘stabilità’ stimata del principio attivo.
Secondo la Fda, inoltre, non solo il 95% dei farmaci funzionano ad un anno dalla scadenza, ma l’88% di questi continua ad essere totalmente efficace anche dopo 5 anni e mezzo. Il primato, invece, spetta all’aspirina, che conserva il suo potere curante fino a 10 anni dalla data indicata sulla confezione. Insomma, le date di scadenza sono una pura indicazione e rendendole più dilatate si potrebbe, probabilmente, ridurre in modo significativo lo spreco di pastiglie. Tuttavia, la Fda precisa anche che non tutti i farmaci possono essere utilizzati dopo la scadenza, escludendo dall’elenco anticonvulsivi, anticoagulanti, ormoni tiroidei, contraccettivi e la teofillina, oltre alle formulazioni liquide (colliri e fiale iniettabili) e agli sciroppi, i quali oltre ad essere inefficaci potrebbero anche causare shock anafilattico.