Giuseppe Costanza, autista Giovanni Falcone unico sopravvissuto alla strage di Capaci

Giuseppe Costanza oggi ha 75 anni ed è il solo testimone della strage di Capaci del 23 maggio 1992. A trent’anni dal terribile attentato di stampo mafioso in cui persero la vita il magistrato Giovanni Falcone, la moglie Francesca Morvillo ed i tre agenti della scorsa, Costanza, all’epoca dei fatti autista del giudice, non può non ricordare come proprio quest’ultimo quel giorno gli salvò la vita: “Falcone mi ha salvato la vita, perché quel giorno volle mettersi al volante al mio posto”, ha ricordato di recente l’uomo nei giorni scorsi, al cospetto dell’ampia platea di studenti nella sala del Teatro Area Nord di Piscinola.



Trenta anni dopo la strage di Capaci, Giuseppe Costanza continua a portare in giro per l’Italia la sua toccante testimonianza di sopravvissuto all’attentato a Falcone e di recente, come riferisce Il Messaggero, lo ha fatto anche a Napoli. Da allora l’ex autista del magistrato antimafia, unico superstite, ha fatto della legalità una vera e propria missione, parlando soprattutto agli studenti, il futuro del nostro Paese. Parlando ai ragazzi Costanza in questi anni ha voluto ricordare con estrema lucidità quegli ultimi momenti prima della fine.



Giuseppe Costanza ed il primo incontro con Falcone

Giuseppe Costanza quel 23 maggio 1992 era seduto sul sedile posteriore. Giovanni Falcone aveva voglia di guidare dopo essere atterrato nella sua Sicilia, per questo era alla guida della Fiat Croma bianca con accanto la moglie Francesca Morvillo, mentre Costanza si sistemò sul sedile posteriore. L’ultimo scambio di battute tra i due fu sulle chiavi della macchina: l’autista ricordò al magistrato di ricordarsi di dargliele al loro arrivo; Falcone le sfilò distrattamente facendo rallentare l’auto di qualche secondo, non sufficiente però a sventare l’esplosione. “Sono gli ultimi momenti che ho memorizzato, dopo il buio. Non sapete quanto mi hanno fatto pesare il fatto che io fossi seduto dietro, se avessi guidato io, lui si sarebbe salvato. Ne sarei stato felice, avremmo avuto un’Italia diversa, perché lui sapeva dove mettere mano”, raccontò lo scorso anno l’autista parlando agli studenti di Latina.



Ma chi era Giuseppe Costanza prima di quel 23 maggio 1992? A rispondere è stato lo stesso ex autista in una recente intervista a Quotidiano.net: “Uno qualunque che faceva con passione e impegno il suo lavoro”. Ricorda alla perfezione il primo incontro con il giudice Falcone, nel 1984, dieci giorni dopo il suo ingresso all’Ufficio Istruzione di Palermo: “E come potrei dimenticarlo. Entro nell’ufficio di Falcone, un bunkerino, e lui che aveva ancora la barba lunga mi chiede a bruciapelo se ero disponibile a guidare la sua auto. Rimango sorpreso”. Ripensando alle volte in cui appoggiava le mani sul volante ricorda oggi: “Ci si abitua a convivere con la paura. A spaventarmi di più, però, erano le gallerie nell’autostrada verso Punta Raisi. Ogni volta che entravo in quei tunnel, che mi sembravano infiniti, avevo paura che potesse succedere qualcosa lì dentro”. Qualcosa però, accadde appena fuori, proprio sulla strada da lui tanta temuta.