C’è chi le montagne le guarda per tutta la vita, da innamorato. Chi le scala per le vie più difficili. Chi le disegna, con la profonda conoscenza che nasce dall’averne toccato ogni roccia e ogni neve. E c’è chi fa tutte queste cose, insieme. Lo faceva più di un secolo fa, meglio di tutti, Edward Theodore Compton. Oggi in Italia lo fanno bene, tra gli altri, la feltrina Silvia De Bastiani e il romagnolo Luigi Dal Re. Ecco, “Gigi”, appunto: faentino classe 1970, Dal Re espone fino al 30 novembre a Faenza (insieme al disegnatore Fabio Vettori) nella mostra Disegnare le montagne alla Sala Esposizioni Rione Verde (Via Cavour 37). Da vedere assolutamente, se si è in zona. La storia di Gigi è particolare. “Nel 2017 – mi racconta – ho avuto un brutto incidente arrampicando sui Mugoni, nel Catinaccio. Costretto a mesi di immobilità, mi sono rimesso a dipingere, cosa che in realtà facevo fin da quando avevo 15 anni disegnando ogni tanto montagne e scalatori. Poi in questi ultimi anni ho ricominciato ad arrampicare, ma soprattutto a disegnare. Lavoro in una biblioteca, quando posso salgo dalla Romagna alle Dolomiti. Alpinismo, arrampicata, libri, arte: posso dire che cerco di realizzare i miei sogni”.



Be’, il sogno di tanti, a cominciare dal sottoscritto. Dal Re ha pubblicato per ViviDolomiti Edizioni Dolomiti, La montagna sotto le dita che raccoglie (con una resa grafica esemplare, complimenti all’editore) molte sue opere, con qua e là brevi testi esplicativi. La conoscenza della montagna si percepisce nei dettagli delle pareti, i tagli di luce, le forme, proprio perché “toccata con mano”.



Luigi Dal Re, Tramonto sulle Lavaredo (2020)

“Nei miei disegni – spiega Gigi – rivedo i personaggi che hanno fatto la storia delle Dolomiti e di cui ripeto le vie: Piaz, Castiglioni, Comici, Vinatzer, fino a Casarotto, Massarotto, Messner”. Alcuni di questi disegni e dipinti (a matita, china, sanguigna, acquerello) si possono vedere a Faenza, inoltre proprio per questa esposizione Dal Re ha realizzato una serie di opere dedicate alle montagne di Walter Bonatti (Grand Capucin, Dru, Cervino, K2), e due omaggi: uno al faentino Virgilio Neri, alpinista accademico del Cai, notaio difensore di ebrei durante le leggi razziali, comandante partigiano, con il canalone a lui dedicato nel Gruppo di Brenta; l’altro a Ermanno Salvaterra, morto nell’agosto scorso, con il “suo” Cerro Torre.



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