A Pavullo, sull’Appennino Modenese, sono stati somministrati a 33 bambini altrettante dosi di vaccini Pfizer oltre i termini previsti dopo lo scongelamento. Lo riporta la Gazzetta di Modena, spiegando che i vaccini non erano scaduti, ma sono stati somministrati per errore ai minori, dopo le 10 settimane indicate come limite massimo per l’uso successivo allo scongelamento. Attualmente nessuno dei 33 bambini ha riportato malori o eventi avversi, come confermato dalla stessa Ausl. Ma i dubbi al momento riguardano l’efficacia delle dosi somministrate, per questo si è deciso di eseguire test sugli anticorpi. Infatti, le famiglie dei bambini sono state convocate dall’Ausl per gli esami.



«La somministrazione ha interessato in tutto 33 minori, in quattro sedute tra maggio e giugno scorsi. Tutti i minori sono stati correttamente identificati e l’azienda ha provveduto a intraprendere un percorso condiviso per il Vax Consilium dell’Emilia Romagna, organismo regionale composto da esperti del settore», afferma l’Ausl, confermando che tramite un prelievo di sangue, inviato al laboratorio immunologico del Policlinico Sant’Orsola di Bologna, si potrà valutare la risposta anticorpale. «Qualora i valori non risultino adeguati, si proporrà di ripetere la vaccinazione ad almeno otto settimane di distanza dall’ultima».



VACCINI SCONGELATI DA TROPPO, CASO PASSA ALLA PROCURA

Intanto Fratelli d’Italia ha presentato un’interrogazione in Regione chiedendo chiarimenti. Invece l’Ausl attende i responsi dall’ospedale Sant’Orsola per tirare le somme sull’increscioso episodio su cui i Nas di Parma stanno facendo accertamenti. La procura di Modena resta in attesa dell’informativa dei carabinieri per verificare se siano stati commessi reati. «Le famiglie hanno mostrato di avere compreso il percorso indicato dall’Azienda Usl e stanno rispondendo recandosi a effettuare il prelievo che è stato loro proposto», ha dichiarato Andrea Spattini, responsabile della pediatria di comunità di Ausl Modena, come riportato dal Resto del Carlino.



Inoltre, ha precisato che non si tratta di un comune test sierologico, «ma anche di una valutazione specialistica che richiede un laboratorio con un alto livello di biosicurezza come il Laboratorio del Sant’Orsola di Bologna che è in grado di effettuare tale indagine e si è reso disponibile, essendo uno dei centri di riferimento per la Regione Emilia Romagna (Crem) sin dall’inizio della pandemia». Non si valuta solo il titolo neutralizzante, ma anche l’entità della risposta immunitaria. «Vorrei anche ribadire che a tutt’oggi per nessuno dei minori interessati sono stati segnalati eventi avversi», ha concluso Spattini.