Suor Nabila Saleh è la preside della scuola cattolica Rosary Sisters School nel centro della Striscia di Gaza ha parlato della difficile situazione che i palestinesi stanno vivendo in questi giorni, intrappolati tra il fuoco incrociato di Israele e Hamas. La suora attualmente vive all’interno della piccola chiesa della Sacra Famiglia con più di 600 rifugiati che trovano conforto e aiuto dall’azione umanitaria incessante che lei e le sue sorelle stanno portando avanti.



Sulle pagine della Stampa Suor Nabila Saleh ha voluto lanciare un appello da Gaza, chiedendo che i “governanti tutti fermino questa guerra, che fermino le violenze. Siamo arrivati ad un punto insostenibile“. Nella piccola chiesa dalla Sacra Famiglia, spiega, “siamo oltre seicento, abbiamo tutto: donne, bambini, anziani, malati. Cerchiamo di fare il nostro meglio, ma è dura e non abbiamo più niente“. Suor Nabila Saleh racconta anche che “la maggior parte dei rifugiati di Gaza dormono in chiesa, altri nelle altre strutture della parrocchia”. Ritengono, infatti, che “l’unico posto sicuro sia la chiesa stessa”, con la paura che “succeda qui come alla parrocchia ortodossa di San Porfirio”, distrutta dai bombardamenti pochi giorni fa.



Suor Nabila Saleh: “A Gaza soffrono soprattutto i bambini”

Suor Nabila Saleh, però, ci tiene anche a sottolineare come dormire a Gaza sia diventato un concetto astratto. “Sentiamo i bombardamenti fin dentro le nostre case. Di giorno cerchiamo di comprare qualcosa da mangiare nei pochi mercati aperti, proviamo a prendere quello che si trova”, anche se a conti fatti è “davvero poco”. Allo stato attuale, infatti, è solo “con la grazia e la misericordia di Dio [che] riusciamo a sfamare i nostri ospiti”.

Tuttavia, è anche vero che, racconta ancora Suor Nabila Saleh, la situazione a Gaza è instabile e “non so fino a quando durerà. Abbiamo solo due giorni di autonomia per il carburante poi non avremo più elettricità e i pannelli solari sono danneggiati”. La volontà sarebbe quella “di aiutare di più, ma non abbiamo nulla da offrire se non un po’ di conforto. Cerchiamo di essere vicini alle persone”, ma anche questo è difficile visto che “le comunicazioni non funzionano”. La maggiore sofferenza causata dalla situazione a Gaza, conclude Suor Nabila Saleh, è provata dai bambini “che sono spaventati. Abbiamo anche bambini orfani, alcuni hanno avuto un genitore morto e l’altro è in ospedale. Abbiamo malati. Necessitiamo di tutto. Abbiamo comprato dell’acqua per dissetarci e non era buona, si sono ammalati tutti“.