Padre Francesco Patton, custode in Terra Santa, ha ragionato sulla guerra a Gaza sulle pagine della Stampa, partendo dall’invito fatto ieri da Papa Francesco, sulle pagine dello stesso quotidiano, a lavorare sulla soluzione dei Due Stati. “Sono d’accordo con il Santo Padre”, esordisce, “bisogna puntare all’applicazione dell’accordo di Oslo, con la soluzione dei due Stati. È l’unica via”, perché l’unica modalità con cui ci può arrivare a “una pace vera e duratura” a Gaza tra Israele e Hamas, ma anche auspicabilmente con il resto del Medio Oriente, è “che gli israeliani riconoscano uno Stato di Palestina, e che i palestinesi accettino lo Stato di Israele”.
Padre Francesco Patton: “A Gaza le religioni tornino a dialogare”
“Se non si arriva al riconoscimento reciproco è impossibile giungere alla riconciliazione”, ribadisce ancora padre Patton parlando della guerra a Gaza, sottolineando che “conta il concesso” dei Due Stati, mentre “la forma istituzionale si troverà” in un secondo momento. Il primo passo per riportare la pace in Medio Oriente, insomma, è quello di “compatire la sofferenza degli altri. Solo così si possono rovesciare le ostilità, passando dal paradigma della sfiducia e della paura a un riavvicinamento umano”.
Con una nuova vicinanza, a Gaza secondo padre Patton, non conterà “più ‘solo’ il proprio dolore, che ha alimentato l’uso della violenza per risolvere il problema, ma anche il dolore dell’altro”, giungendo a quella che lui definisce “un’empatia collettiva“. Dal punto di vista della Chiesa, spiega, “continuiamo a invocare il cessate il fuoco”, soprattutto nell’ottica di tutelare i civili, perché “la morte della gente non può essere derubricata semplicemente come un danno collaterale”. Fondamentale, infine, sarà il ruolo che potranno assumere le religioni nei confronti di Gaza, perché secondo padre Patton “servirebbero operazioni di dialogo interreligioso come quelle attuate dal Pontefice”, citando “il ‘Documento sulla Fratellanza umana’ di Abu Dhabi” ma anche “l’incontro con l’ayatollah Al Sistani, leader sciita. Oltre alla tradizione di relazioni con l’ebraismo che è cresciuta a partire dal Concilio Vaticano II”.