Monsignor Visvaldas Kulbokas, nunzio apostolico in Ucraina, è intervenuto ai microfoni di “Stanze Vaticane” domenica 20 marzo 2022, su TgCom 24, per fornire la propria testimonianza circa la guerra esplosa nel Paese dell’Est Europa. “Sento la vicinanza di Papa Francesco, so benissimo di essere importante per gli altri in quanto rappresentante del Pontefice – ha sottolineato Kulbokas –. Non è un’esperienza psicologica, ma soprattutto spirituale. Va capita non soltanto per indirizzare gli aiuti, ma anche la missione spirituale della Chiesa”.



A Kiev “stiamo vivendo in una condizione per ora sopportabile, con un certo comfort. Non mancano luce, acqua e riscaldamento. Ci sono orfanotrofi interi, però, che rimangono senza luce e gas e per giorni e giorni i bambini sono costretti a vivere in questa situazione. Questo si aggiunge ai morti e ai tanti feriti, oltre a chi è costretto a lasciare la casa. È una catastrofe umanitaria di dimensioni incredibili. Manca la sicurezza e nei mesi a venire si rafforzeranno ancora di più queste mancanze. La solidarietà da parte del resto del mondo sarà ancora più importante nelle prossime settimane”.



NUNZIO APOSTOLICO UCRAINA: “POCA FIDUCIA NEI NEGOZIATI”

Nel prosieguo della diretta di “Stanze Vaticane”, monsignor Kulbokas, nunzio apostolico in Ucraina, ha aggiunto: “Se è vero che qualcuno ha ritenuto necessario iniziare la guerra, è altrettanto innegabile che ora quelle stesse persone sono presenti ai negoziati. C’è poca speranza di per sé nei negoziati, anche se li incoraggiamo, perché le argomentazioni possono cambiare. Quando come Chiesa assistiamo spiritualmente a questo negoziato, tutti insieme creiamo un’atmosfera di maggiore collaborazione, intesa e fraternità umana, che contribuisce alle trattative. La preghiera è molto potente, perché cambia la mentalità di ogni persona. Già a Kiev ho ricevuto la testimonianza di persone che si sono convertite durante la guerra”.



Il nunzio apostolico ha concluso dicendo: “La parte del leone la facciamo non mormorando contro Dio e chiedendo il perché di questa guerra. Con la nostra conversione noi incoraggiamo, anzi obblighiamo i politici a vedere con altri occhi la realtà. Questa non è più un’azione umana: in quanti credenti, chiediamo a Dio di cambiare questi cuori, che evidentemente sono stati troppo duri”.