Cosa accade nel nostro cervello a Natale? Una domanda curiosa a cui ha cercato di rispondere stamane il programma di Rai Uno, Uno Mattina. In studio il noto professor Piero Barbanti dell’università San Raffaele di Roma: “A Natale ci sentiamo più buoni e secondo uno studio danese nel nostro cervello si accendono le aree del riconoscimento e dell’espressione dei visi, le aree dell’empatia e le aree dell’emozione, è l’unico periodo dell’anno in cui succede, si chiama sincronizzazione emotiva e questo spiega il motivo per cui tutti in questo periodo viviamo la stessa dolce attesa e siamo più buoni e affabili. Poi in noi si attiva la gratitudine per far scomparire l’attività frontale che è cinica, che fa parlare il cuore che sta dietro la parte critica, nelle aree più emozionali, questa è la meraviglia che accade in questo periodo”.



Il prof Barbanti ha aggiunto: “Il periodo natalizio è una miscela perfetta, l’attesa desta piacere, il colore rosso ha ripercussioni importanti, le luci riflettono il cielo stellato, le musichette che richiamano il passato e poi alcune hanno un’auto trascendenza vivendo di ricordi, di emozioni, quando scartavano i pacchi da piccolo, tutti noi torniamo un pochino indietro con questo meccanismo di autotrascendenza”.



IL CERVELLO SI TRASFORMA A NATALE: “CHI SI SENTE SOLO…”

Ma coloro che sono soli come devono affrontare il Natale? “Il nostro cervello lavora tutto l’anno dietro uno schema e un progetto che mi viene richiesto – prosegue ancora Barbanti – quando io sono solo parla la mia anima, una rete di neuroni che pesca dai ricordi del passato, ci può essere malinconia ma anche creatività e progetto per il futuro. Se abbiamo foto e video di quando eravamo ragazzi utilizziamoli noi abbiamo una enorme farmacia nel nostro cervello che è fatta dal potere evocativo dei nostri ricordi”. E ancora: “Dare un dono è come riceverlo, riceverlo c’è la sorpresa, il dubbio e la gratificazione, i doni possono essere anche delle letterine scritte con il cuore”.

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